martedì 31 luglio 2012

Il finale più bello

Tanto difficile è chiudere con stile che anche alcuni colossi della scrittura hanno provato a incartarsi. Un esempio su tutti Hemingway e i 39 differenti finali di Addio alle armi.

Scrivere un romanzo come si deve non è da tutti. Scuole, manuali e scrittori spiegano sempre che avere l’idea giusta non basta, servono talento, tecnica, passione, metodo. Costruire l’intreccio in modo che sia efficace ma anche efficiente, dare ai dialoghi il suono giusto, descrivere ambienti e personaggi e dare a questi una forma di vita che sia percepibile come vera, anche a quelli più slegati dalla realtà. L’attacco deve essere ammaliante, che afferri l’attenzione del lettore, ma nella maggior parte dei casi le parole iniziali sono proprio la prima voce dell’ispirazione e arrivano con più naturalezza. È la conclusione, spesso, il vero spauracchio.

Del resto, nei panni del lettore, arrivando alla fine di un libro, soprattutto quando questo ci ha preso in modo particolare, si tende in qualche modo a rallentare il ritmo, ad allontanare l’inevitabile momento dell’abbandono, e spesso ci si crea delle aspettative su quelle che saranno le ultime parole. Il rischio di provare delusioni amare è dietro l’angolo, ma se il finale è da maestri allora quando l’ultima pagina si volta il piacere è da brivido.

Recentemente il Guardian ha provato a stilare una classifica delle dieci migliori “closing lines of books”, le più belle frasi finali di romanzi di tutti i tempi. In questo caso si tratta di una lista molto anglosassone:

- Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby
- James Joyce, Ulisse
- George Eliot, Middlemarch
- Joseph Conrad, Cuore di tenebra
- Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn
- Vladimir Nabokov, Parla, ricordo
- Joseph Heller, Comma 22
- Virginia Woolf, Gita al faro
- Emily Brontë, Cime tempestose
- Beatrix Potter, La storia di Samuel Baffetti

Per ripassare i finali di questi capolavori in versione originale basta andare sul sito del Guardian.

Ma voi, invece, in classifica che cosa mettereste?

fonte: Andrea Bressa @ Panorama.it

lunedì 30 luglio 2012

Un libro in mancanza di ricordi...

Ho voglia di fare un libro. La voglia di fare questo libro mi è venuta leggendo altri libri. Il titolo del libro da fare è: Il ricordo d’infanzia.

Vorrei raccogliere cento, mille, duemila ricordi d’infanzia. Non necessariamente primi ricordi d’infanzia. Ricordi di quando avevamo non più di otto anni. Ricordi, se possibile, autentici: cioè proprio ricordi personali, non ricordi attivati da racconti e rievocazioni di genitori e parenti. Non necessariamente, peraltro, ricordi “veri” nel senso comune della parola: la memoria dell’infanzia è piena di fantasie, sogni, immaginazioni – che non sapevamo allora, né sapremmo adesso, distinguere da ciò che ora, da adulti, consideriamo “vero”.

Vorrei che questi cento, mille, duemila ricordi d’infanzia fossero scritti tutti nello stesso modo:
– brevemente, da una sola riga a non più di una decina,
– al tempo presente (presente storico),
– con all’inizio brevi indicazioni di luogo («Sottomarina», «Casa della nonna» ecc.) e di tempo (sia oggettive, come «Settembre 1963», sia soggettive, come «Primo anno di scuola materna», ecc.),
– con una scrittura semplice semplice, il più possibile priva di effetti («Sottomarina. Faccio la prima elementare. Un compagno di classe mi sfida ad arrampicarmi su un muretto. Ci provo. Cado sulla schiena. Mi manca il fiato. Quando riesco a rialzarmi, il compagno di classe è scappato»),
– come se, insomma, questi ricordi d’infanzia fossero (fossero leggibili come) i ricordi di una sola persona dall’infanzia enorme, smisurata, infinita.

Perché ho voglia di fare questo libro? Perché quasi non ho ricordi d’infanzia. Tutto qui.

read more @ http://vibrisse.wordpress.com/2012/07/12/il-ricordo-dinfanzia-un-libro-da-fare./

Di grilli e di ombre


frinire di grilli:

penetra nel muro

la mia ombra


haiku di Yoshikawa Ryota













domenica 29 luglio 2012

Una vita di privazioni

"... ehi bambino, tu diventerai uomo senza aver mai visto un mangiadischi, un fax, una cabina telefonica, il rullino di una macchina fotografica, una cartina stradale e un cartone animato su vhs. Non riceverai mai una cartolina illustrata con il francobollo... Come vedi, caro bambino, ti aspetta una vita di privazioni..."

(fonte: Paola Calvetti)

DI bacio e di vita

Quando sarò

alla fine dei miei giorni

saranno - dicono - tanti

i ricordi

che occuperanno

di colpo

l'attimo

In questi flash

accecanti

fermerò gli occhi

sul tuo viso

E ti manderò

il bacio

che per tutta la vita

ho desiderato



sabato 28 luglio 2012

Maremma che musica, che libri!

Tra buona musica e letture torna in Maremma la sesta edizione di "Capalbio Libri 2012". Dodici serate per quattordici libri: la caratteristica piazza Magenta, cuore del borgo medievale, ospiterà la kermesse letteraria che porta in piazza il piacere di leggere, ma anche il piacere di riflettere e di ragionare in un'atmosfera allietata da esibizioni musicali.

Dal primo al 12 agosto, ogni sera, a partire dalle ore 19, la presentazione di un libro offrirà interessanti spunti di discussione e di dibattito agli ospiti presenti sul palco e al pubblico. Capalbio Libri 2012 conferma, così, la formula che dal 2007 gli ha permesso di crescere, sperimentando sempre nuove forme per promuovere la lettura. Un format articolato, basato sul ritmo, dove nulla è lasciato al caso.

Per il sindaco di Capalbio, Luigi Bellumori, "questa edizione è il frutto di un grande lavoro che dimostra come questa formula funziona e piace al pubblico. Capalbio Libri arricchisce l'offerta culturale estiva che ha ormai acquisito una forte identita' caratterizzata dalla qualità e dalla varietà delle proposte, nonchè una forte territorialità grazie alla proficua sinergia che l'organizzazione ha saputo creare e mantenere con gli operatori e gli imprenditori del territorio".

fonte: AdnKronos

venerdì 27 luglio 2012

Bibliotecando in spiaggia...

Tempo di vacanze anche per i libri. Magari in riva al mare, con il vento che sfoglia le pagine. E nelle biblioteche cittadine, silenziose oasi di aria condizionata. Volumi in tournée, su e giù per l'Italia, per soddisfare i bisogni di coloro che pensano che il viaggio sia migliore se in valigia c'è qualcosa da leggere. Stabilimenti balneari, biblioteche, lidi e rifugi di montagna offrono a diciotto milioni di italiani, tanti sono i lettori del paese, qualcosa che sotto lo zenit li distragga dall'andamento dello spread.

Il libro prima della partenza, si sa, è un classico dell'esistenza. Ci si consulta con amici e parenti assaporando il titolo più accattivante. Ma la vita è piena d'imprevisti. Ecco allora che si arriva sulla spiaggia e, rovistando tra la crema e l'asciugamano, ci si accorge che il libro tanto agognato è rimasto a casa e lo si ritroverà, intatto, al malinconico rientro. Così per chi ha la memoria corta, per quelli che in inverno non c'è mai tempo, per coloro che la lettura purifica la mente le opportunità si moltiplicano. Sono infatti sempre più gli stabilimenti balneari che, vicino all'ombrellone, mettono a sonnecchiare poesie, classici, gialli e persino saggi. Succede a Rimini, Pesaro, Follonica, Livorno, Venezia, per citarne alcuni.

"Abbiamo iniziato lo scorso anno incoraggiati dal fatto che l'uomo con un libro è considerato più sexy, ed è stato un successo inaspettato", scherza Ninna Cabiddu, promotrice dell'iniziativa Biblioteche fuori di sé a Pesaro, "ci è stato richiesto di tutto dalla narrativa ai fumetti e, cosa che ci ha stupito, tanta saggistica: quasi la lettura estiva fosse un'occasione per approfondire argomenti normalmente troppo impegnativi. I nostri libri sono di riciclo, regalati dagli utenti, e da noi scelti e selezionati"...


fonte & read more @ La Repubblica.it

I "per" che fanno crescere

per  ché?
per  favore
per  fetto
per  dono
per  messo
per  gola
per  bene
per  sonalità
per  iodo
per  nacchia
per  plessità
per  sone
per  altro
per  cezione
per  la
per  iferia
per  corso
per  dere
per  ché?

escludo per enne... nulla dura per sempre

by Ragno (p.s.: per ogni domanda sui "per" di cui sopra, sono a disposizione...)

giovedì 26 luglio 2012

Una storia. Per riflettere

Ti racconterò una storia: tempo fa, nel mio paese, c'era un uomo. Sui 50 anni, più o meno. La sua vita era piatta, nessuna felicità sembrava mai essere passata dalle sue parti. Forse, l'unica, era rappresentata dal nipote, di pochi anni, al quale spesso dedicava il suo tempo. Il resto dell'esistenza era suddivisa tra il lavoro e la cura alla madre malata. E che io sappia, era malata da sempre.
Guardando quest'uomo spesso mi chiedevo che senso avesse vivere così. Nessuna storia d'amore, nessun interesse, nessuna amicizia. Solo una vita piatta. Un segmento dritto come un'asse da stiro tracciato tra due movimenti certi: tra la nascita e la morte. Forse si sarebbe potuto riscattare dopo la morte della madre, ma questa era malata da talmente tanto tempo che sembrava non volesse più sapere di andarsene.
Un giorno accadde un fatto. Che cambiò la vita dell'uomo. In peggio. Lo colse un ictus. Che lo lasciò sospeso per del tempo. Quando le cure (ed anche il destino) ebbero fatto il loro corso, egli ritornò al mondo. Ma la sua vita era ridotta ad un lumicino. Per lui fu necessario cercare una badante, notte e giorno, sette giorni su sette. E se la sua vita fino ad allora era stata un piatto segmento, ora cercava disperatamente - si aggrappava - a quell'unico movimento che prima o poi sarebbe arrivato. La morte. Tutto questo a 50 anni...

Perché ti ho raccontato questa storia? Per darti il modo di riflettere. La Vita è Bella. E va Vissuta prima che quel movimento ineluttabile dica stop. Senza che tu abbia potuto fare tutto ciò che di Bello l'esistenza può offrire a chi la sa apprezzare...

by Ragno

A proposito di vacanze...


... il relax così come l'intendo io...





Benvenuto Ragno!

Un giorno, una persona Speciale, mi disse: "Il tuo blog è sicuramente interessante nei contenuti... ma manca qualcosa che riesca davvero a tenere incollato il lettore dalla prima parola all'ultima. Dovresti pensare a qualcosa di coinvolgente..."

La conversazione proseguì e non sto qui a raccontare il resto... ma nei giorni che seguirono riflettei seriamente (o almeno ci provai): ciò che mi era stato fatto notare era vero (mica per niente si trattava di una persona Speciale!). Mancava qualcosa che attirasse - e soprattutto fermasse tra queste pagine virtuali - il lettore. Fu così che, pian piano, un'idea iniziò a prender vita in mente: evitando di deragliare dalla reale natura per la quale avevo creato il blog - ossia la mia passione per tutto ciò che ruota da secoli attorno al mondo dei libri e della cultura letteraria - avrei aggiunto, ad intervalli piò o meno regolari, un nuovo elemento.

Già da moltissimo tempo nella mia vita era entrato a far parte un ragno. O meglio: il ragno. Essere curioso, interessante, sottilmente ironico e dannatamente profondo, capace di tutto e di niente, combattente nato ma sereno e pacifico ammiratore della vita, dall'esistenza contorta eppur semplice e lineare: chi meglio di lui avrebbe potuto contribuire ad attrarre lettori al mio blog?

C'è da premettere che lui non accettò subito: il Ragno (d'ora in poi lo scriverò con la R maiuscola, perché innanzitutto merita Rispetto) amava infatti la privacy. Faceva parte della sua natura. La sua presenza sul blog non avrebbe però da un lato deviato i contenuti a me tanto cari, dall'altro snaturato la sua vera essenza: si sarebbe limitato a riportare storie di ordinaria amministrazione e follia.
Ed al lettore non sarebbe rimasto altro che scegliere se rimanere fedele al blog e basta, oppure se rimanere fedele al blog... riflettendo.

Benvenuto Ragno. Buona lettura a tutti voi.

con affetto

Paola

mercoledì 25 luglio 2012

Caro libraio, sopravvivi se togli dagli scaffali i best seller

Caro libraio, sono uno di quegli editori (grandi o piccoli) che crede ancora nei buoni libri, che crede più ai libri che ai numeri, alla diversità che al marketing. Ti conosco da quarant'anni, sia che lavori come direttore o commesso di una libreria di catena sia che tu difenda con le unghie e con i denti la tua piccola bottega. So che hai molto studiato ai corsi su assortimento e rotazione in libreria e che hai visto peggiorare giorno dopo giorno la qualità del lavoro, costretto ad aprire scatoloni di libri brutti e inutili, a perdere tempo prezioso a fare le rese, a pensare a come pagare affitti sempre più alti. So che in questo periodo di crisi ti chiedi ogni giorno se arriverai a fine mese.

Noi editori, che pure siamo strozzati da una brutta congiuntura, dobbiamo aiutarti. Io lo farò, soprattutto con le piccole librerie migliorando le condizioni economiche. Non sarà facile perché anche noi siamo a secco, ma lo faremo. Da sette anni ho aperto una casa editrice in America, Europa Editions, e ho visto che lì i librai indipendenti si sono organizzati, hanno accresciuto il loro legame con la comunità che li ospita e soprattutto hanno ottenuto migliori condizioni economiche. E ce la stanno facendo: i loro conti sono spesso buoni e ho visto tante belle librerie, una diversa dall'altra come scelta di libri e come proposta di attività culturali. Dobbiamo fare lo stesso anche da noi in Italia. In Francia, con la loro tradizione di uno Stato più funzionante, esiste un prezzo fisso del libro che non permette gli sconti selvaggi e che ha salvato centinaia di librerie ed editori indipendenti. Noi non abbiamo uno Stato così e dobbiamo aiutarci a vicenda.

Però… C'è un però. Non basta avere più organizzazione e più soldi. Bisogna avere una coscienza culturale chiara e una forte volontà di cambiare le cose.

Le librerie (qui devo generalizzare) sono diventate sempre più simili agli autogrill. Appena si entra si è assaliti da un messaggio soverchiante: sconti di ogni tipo. I primi banconi sono occupati da romanzi di basso contenuto culturale, addirittura ridicoli con i loro titoli ammiccanti e le loro copertine volgari. Nella parte "colta" delle librerie dominano pochissimi grandi editori, spesso con offerte a prezzi scontatissimi. In tutto ciò ben poco spazio resta non solo per i libri dei piccoli editori ma per tutti quelli di autori un po' meno noti anche se pubblicati da editori più grandi.

In una frase: sta sparendo la diversità.

Dopo quarant'anni di lavoro non sono più un ingenuo idealista. Capisco quanto sia difficile sbarcare il lunario e selezionare con criteri di qualità i libri buoni da proporre ai propri clienti. Capisco che questo richiede uno sforzo di personalità. Non essendo possibile ospitare con la stessa visibilità tutta l'enorme produzione libraria, si tratta di scegliere e di scegliere senza subire il pesante condizionamento economico del marketing dei grandi gruppi. Scegliere vuol dire essere soggettivi, sbagliare, prendere posizione. Per farlo bisogna informarsi, leggere, farsi delle opinioni e rischiare.

Si sa che dalle crisi nasce il nuovo. In Italia il nuovo potranno essere tanti supermercati omologati dalla stessa offerta di pochi bestseller, oppure tante librerie, grandi e piccole, ognuna con libri diversi, ognuna una scoperta per i lettori che vi entreranno. Potrà succedere che questi ultimi non trovino il bestseller di turno. Potranno rimediare presto al primo supermercato, ma intanto avranno scoperto nuovi libri, un nuovo gusto, una personalità con cui confrontarsi. Che cos'è la cultura se non questo confronto fra idee e sensibilità diverse?

Sandro Ferri

Lettera al quotidiano La Repubblica, pubblicata nell'edizione del 25 luglio 2012.

martedì 24 luglio 2012

Naming the rose

He had worked on this for years
since they know they'd be childless:
to hybridise a thornless
and deep-scented damask rose.
She was always by his side
in the lengthening shadows...
this case is closed.
        
Ena Harkness, Constance Spry,
Emily Grey, Margaret Merrill,
Zepherine Drouhin, Aimee Vibert and Blanche Moreau -
all these spirits still survive in the act of the grower
(in peace and compassion he's...)
naming the rose,
naming the rose in the memory of sweetness.
        
Dedication to the call
and he offers up the hope
that love conquers all.
        
It's not easy to explain
how he felt at her passing
the very day on which
the most perfect bloom was full-blown;
tender cruelty that she'd
never share in this moment,
naming the rose.
        
He takes her ashes to the seed-bed
and works them in gently
so that her soul will rise like sap
in the plants as they grow
and then whispering her name
writes it out on the label,
naming the rose,
naming the rose
for the sake of her sweetness.
        
Naming the rose
in the memory of sweetness.


Peter Hammill

A "Il mercante di libri maledetti" il Bancarella 2012

Pontremoli - Con uno scarto di 17 voti, è stato “Il mercante di libri maledetti” di Marcello Simoni (Newton Compton editori), con 97 voti, ad aggiudicarsi il 60° Premio Bancarella. Un libro importante, ambientato nel Medioevo, che parla di riti magici ed alchimie. Il mercante di libri maledetti è la storia di un libro esoterico, i cui segreti sono nascosti da enigmatici codici. Tre viaggiatori dal passato pieno di ombre in cammino lungo un'Europa medioevale attraversata da eresie, guerre, miserie e monaci scomparsi.

Successo che per Marcello Simoni è arrivato precedendo di 17 voti Marco Buticchi che con "Le voci del destino" (Longanesi & C.) si è fermato a 80. Questi gli altri punteggi: 10 le preferenze per Biõrn Larsson con "I poeti non scrivono libri gialli" (Iperborea); Luca Mercalli con "Prepariamoci" (Chiarelettere) ha conquistato 5 voti; Davide Enia con "Così in terra" (Baldini Castoldi Dalai editore) 1 voto; 1 solo voto anche per Alessandro Perissinotto con "Semina il vento" (Piemme).

"Il mercante di libri maledetti" rappresenta l'esordio narrativo di un archeologo-bibliotecario che ha saputo raccogliere queste sue competenze e creare una vicenda avventurosa, credibile ed enigmatica, oltre che storicamente ben determinata, che ruota proprio attorno a un misterioso e potente libro. Siamo all'inizio del XIII secolo in una fredda sera di fine inverno in uno dei luoghi più misteriosi e leggendari d'Italia, l'abbazia di San Michele della Chiusa, la Sacra di san Michele, all'ingresso della Valle di Susa.
Un monaco, Vivïen de Narbonne, trova conficcato sull'uscio della sua cella un pugnale che regge un chiaro messaggio: una sentenza di morte, anzi, peggio, la certezza di una lunga tortura per fargli confessare il segreto che solo lui e Ignazio da Toledo conoscono. Meglio la morte. Sellato velocemente un cavallo, il monaco tenta di fuggire lungo il pendio del monastero, ma precipita nel vuoto e non c'è un angelo a salvarlo come era accaduto alla bell'Alda.
Non molto lontano da lì - sulla costa adriatica nei pressi di Venezia - e pochi anni dopo Ignazio da Toledo, un mercante converso di cui si dice che "durante il sacco di Costantinopoli abbia messo le mani su alcune reliquie, ma anche su libri preziosi, certi addirittura di magia", riceve l'incarico da un appassionato aristocratico di cercare "un libro in grado di sciogliere misteri inimmaginabili, al di là delle cognizioni di qualsiasi filosofo o alchimista".
È l'Uter Ventorum, Otre dei Venti, "un libro copiato da certi manoscritti persiani che conterrebbe il metodo per evocare gli angeli. Le creature soprannaturali, una volta evocate, saranno disposte a rivelare i segreti dei poteri celesti".
Per concludere l'affare con il conte, il proprietario del libro ha richiesto la mediazione di Ignazio da Toledo. Vuole incontrarsi unicamente con lui. Solo a lui cederà l'Uter Ventorum. Sostiene di conoscere molto bene Ignazio e da lungo tempo. È Vivïen de Narbonne.
Ma allora, non è morto precipitando dalla montagna? Gli uomini mascherati del tribunale segreto non l'hanno raggiunto? E chi sta seguendo Ignazio e il suo giovane aiutante tra Italia, Spagna e Francia sulle tracce del libro abilmente nascosto? (by Wuz)

lunedì 23 luglio 2012

Premi letterari: qualità o gusti personali? Dubbi

Ieri sera, attorno alle 21, i librai italiani hanno assegnato il premio Bancarella. Il regolamento prevede che al concorso possano partecipare tutte le opere pubblicate fra il 1 marzo 2011 e il 29 febbraio 2012, a prescindere dal genere (oltre alla narrativa è ammessa anche la saggistica) e dalla nazionalità dell’autore, cui è richiesto un solo requisito: deve essere vivo.
I finalisti quest'anno erano sei ed ai librai italiani è spettato il compito di decretare qual sia stato il miglior libro dell'anno.
E i librai, in genere, se ne intendono. In genere. Mica sempre. Almeno per quel che mi riguarda in qualità di lettrice...
Se andiamo infatti a curiosare tra i libri premiati nelle passate edizioni possiamo sì trovare titoli che rappresentano uno spunto per scoprire o riscoprire ottimi libri da leggere a casa, in viaggio o in vacanza ma, nel contempo, trovare consigli dispensati da una giuria che forse di letteratura non ne capisce granché. O perlomeno, che dimostra di seguire più il filone del trend della richiesta del grande pubblico che quello della qualità.
Ne è un esempio "Amiche di salvataggio" di Alessandra Appiano, vincitrice del Bancarella nel 2003 con questo suo romanzo in cui tentava di descrivere - a mio avviso con dubbio umorismo e finta complicità - le trentenni e le quarantenni italiane. A suo tempo il libro fece il botto. Piacque poco alla critica ma molto alle lettrici e ai giurati del Bancarella, che la premiarono...

Detto questo, detto tutto.

Il digitale secondo il libraio

Anche se poi leggeremo soprattutto angloamericano, e comunque leggeremo sempre meno, è la rentrée francese a occupare con la solita grandiosità le previsioni autunnali. Un rituale è un rituale, va rispettato anche quando racconta di un mondo in declino o in feroce cambiamento, e le paginate sui giornali e le chiacchiere editoriali registrano giusto qualche scricchiolio, o fingono che sia soltanto uno scricchiolio.
«Nulla sarà come prima» è la frase sottofondo di questi anni, nei libri e nel mondo tutto: eppure continuiamo, finché si può, a fare come prima, come se nulla cambiasse, per esempio come se l'ancien régime dei diritti d'autore non stesse per essere ghigliottinato dal digitale.

Con la solita intelligenza, Pierre Assouline gran blogger di le Monde dice invece: d'accordo, come ogni anno all'inizio dell'estate sappiamo chi e che cosa pubblicherà fra settembre e ottobre, ma la vera cifra della nuova stagione non è 656 (i romanzi in uscita, meno 1,2%) e neppure 69 (gli esordienti), bensì ???. A indicare l'incerta data in cui il sindacato degli editori e quello degli autori troveranno un accordo sul tema cruciale dei diritti digitali: dovranno durare 70 anni al pari degli altri, come dicono gli editori, oppure tre anni come chiedono gli autori? Del futur non v'è certezza …

Del futuro imminente però sì. Il romanzo più atteso e già più discusso non è Le bonheur conjugal di Tahar Ben Jelloun, e neppure la rilettura di Barbablù ad opera di Amélie Nothomb, e forse neanche Rien ne se passe comme prévu di Laurent Binet, l'autore del mirabile Hhhh, che ha seguito e narrato la campagna elettorale di Hollande. È, semmai, La théorie de l'information di Aurélien Bellanger, 32 anni. Faceva il libraio, ora racconta in cinquecento pagine l'epopea immaginaria di un mogul del digitale, provando a leggere e a far leggere come è cambiata la società delle nuove tecnologie. Perché nulla sarà più lo stesso, tranne che sul mondo che cambia qualcuno scrive romanzi.

fonte: Giovanna Zucconi @Tuttolibri de La Stampa online

venerdì 20 luglio 2012

Ti guardo e il sole cresce

Ti guardo e il sole cresce
Presto ricoprirà la nostra giornata
Svegliati cuore e colori in mente
Per dissipare le pene della notte

Ti guardo tutto è spoglio
Fuori le barche hanno poca acqua
Bisogna dire tutto con poche parole
Il mare è freddo senza amore

E' l'inizio del mondo
Le onde culleranno il cielo
E tu vieni cullata dalle tue lenzuola
Tiri il sonno verso di te

Svegliati che io segua le tue tracce
Ho un corpo per attenderti, per seguirti
Dalle porte dell'alba alle porte dell'ombra
Un corpo per passare la mia vita ad amarti
Un corpo per sognare al di fuori del tuo sonno

Paul Eluard

giovedì 19 luglio 2012

"In vitro" educa i neonati a leggere

Educare, fin dalla culla, al piacere per la lettura. Aiutare le famiglie a familiarizzare con i libri facendo leva su strategie mirate in grado di coinvolgere i ragazzi. Ma, soprattutto, aumentare il numero dei lettori abituali che, nel nostro Paese, sono oggi il 18% della popolazione adulta. Questi gli obiettivi del progetto sperimentale "In Vitro", ideato e finanziato dal Centro per il Libro e la Lettura, illustrato a Roma alla presenza, tra gli altri, del ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, di Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il Libro e la Lettura, di Rossana Rummo, direttore generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto d'Autore e Giorgio Tamburlini, presidente del Centro per la Salute del Bambino.

Scopo del progetto, è anche quello di stimolare i lettori occasionali, pari al 31% della popolazione adulta, offrendo nuove motivazioni e opportunità di lettura. Ad essere coinvolte saranno sei aree del Paese: Biella, Ravenna, Nuoro, Lecce, Siracusa e Regione Umbria. "In Vitro", che potrà godere di 2 milioni di finanziamenti, durerà in tutto 28 mesi e prenderà il via a settembre, per concludersi nel dicembre del 2014. La sperimentazione si propone di avvicinare al libro 60mila bambini e le loro famiglie. Al centro del progetto ci sono i bimbi fino ad un anno d'eta', che riceveranno un kit di 3-5 libri, e i bambini in età prescolare, fino a 5-6 anni. I "cofanetti baby" saranno distribuiti dalle strutture pediatriche locali.

"In Italia - ha detto il ministro Ornaghi - secondo i dati Nielsen sulla lettura relativi al nostro Paese oltre il 50% degli italiani non legge neanche un libro. Dobbiamo convincerci che una diffusione debole della lettura ha effetti devastanti dal punto di vista sociale".

fonte: AdnKronos

Innamorarsi di lei

Ha sempre gli occhi aperti
e non mi lascia dormire


I suoi sogni in pieno giorno
fanno evaporare i soli


Mi fanno ridere,
piangere
e ridere
parlare
senza aver nulla
da dire

Paul Eluard

martedì 17 luglio 2012

La trappola cui nessun uomo può sfuggire

Dal corsetto al push up, il reggiseno - indumento intimo femminile per eccellenza - compie 100 anni. Una data che ufficialmente ricorre nel 2012, ma che in realtà ha origini molto più lontane.

La storia del reggiseno, la cui evoluzione ha portato ai giorni nostri al "push up", può infatti arrivare molto indietro nel tempo. Perfino il poeta Marziale citava lo 'strophium', antenato dell'attuale reggiseno usato dalle cortigiane dell'antica Roma, come "trappola a cui nessun uomo può sfuggire, esca che riaccende di continuo l'amorosa fiamma".

In tempi più moderni ha assunto una dimensione propria di elemento di complemento del look, e perciò ha acquisito un ruolo anche nella moda.

Simbolo di femminilità e seduzione, a livello di costruzione il reggiseno è complesso come un'opera d' ingegneria. Può arrivare ad essere composto anche da 50 pezzi assemblati.

Un inferno optical

Dopo aver ricevuto il risarcimento per l'errore commesso dal chirurgo estetico che l'ha operata, Luisa si ammala. è alla fine dei suoi giorni ed è convinta che suo marito sia innamorato della ragazza che l'assiste. Non è vero, Max ha una relazione con Ghianda, la sua migliore amica. Una lettera del nipote, in carcere per omicidio, le annuncia che presto sarà scarcerato. Luisa, vincendo la contrarietà di Max, pretende che venga a stare da loro. è l'inizio del tracollo.
 
"Un inferno optical" è il settimo libro (cui si aggiunge un e-book) di Loris Zecchini ma, a mio avviso, non il suo lavoro migliore. La trama, seppur coinvolgente, sembra tirata, ricercata, e lascia il lettore nella perenne attesa di una svolta. Che non arriva mai, se non nelle ultimissime pagine. Il romanzo è orfano di creatività, di colpi di scena davvero interessanti, di quell'ingrediente in più che Loris - ne sono certa - è capace di aggiungere ai suoi libri. 
La scrittura è tuttavia pulita e lineare, piacevole di conseguenza la lettura; più che un romanzo, "Un inferno optical" è un racconto di medie dimensioni, che non impegna il lettore più di qualche ora. Nonostante tutto merita.

Il futuro dei libri è rosa chic

“Non posso neanche immaginare un mondo senza librerie» dice Elisabetta Migliavada, editor della narrativa straniera Garzanti. 34 anni, da sei nella casa editrice milanese dopo un apprendistato a Piemme che le ha fatto incrociare il successo strabiliante di Hosseini - ma non fu lei a scegliere Il cacciatore di aquiloni , racconta sorridendo al ricordo delle polemiche che accompagnarono il suo passaggio di casa editrice - è considerata l’inventrice del rosa chic, termine che naturalmente rifiuta. I successi commerciali di questi anni, quelli diciamo al profumo delle foglie di limone o sussurrati nel linguaggio segreto dei fiori (non ci sono però solo Clara Sánchez e Vanessa Diffenbaugh nella sua ormai numerosa scuderia) sono nati nell’ufficio di via Parini dove, confessa, le piace da pazzi inventare dei bei titoli - e non solo.

Gli originali, nel caso delle due autrici, non erano granché: da Quel che nasconde il tuo nome , e passi anche se è tanto spagnolo come la Sánchez, a Il linguaggio dei fiori, che fa pensare a un manuale di bon ton. A volte basta un aggettivo, in questo caso «segreto», e cambia tutto. Ma serve anche «una bella storia raccontata bene», dice la giovane editor abbandonandosi un poco nell’afa di una giornata milanese. Luglio è un mese di grande lavoro, negli uffici delle case editrici. Già si corre verso l’autunno, e per una volta senza sapere che cosa ci aspetta dopo il ritorno dalle vacanze - beninteso per chi le fa. La situazione è quella che è: calo di vendite, librerie indipendenti in difficoltà, grandi catene in grave affanno, necessità di cambiare, di inventarsi qualcosa per attraversare la grande crisi.

La domanda è rituale: se già non è chiaro l’orizzonte fra tre mesi, che cosa si può pensare di questo mondo fra dieci anni, quando la generazione della Migliavada avrà tutte le leve del comando? «Che dire? Spero che l’editoria ci sia ancora - scherza annunciando che in caso contrario dovrebbe attivare, personalmente, qualche piano B -, e soprattutto che ci siano i librai». Lo spera, e lo crede. «Gli editori devono restare uniti. Le novità tecnologiche non sono una minaccia, e gli e-book sono un modo per ampliare l’area della lettura, anche se in Italia la loro crescita sarà più lenta che altrove»...

«Sembra che in Italia si voglia spendere poco e si cerchi tuttavia il volume rilegato, che evidentemente non ha perso nulla del suo fascino. Il vero problema è se la gente legge meno. Però se tutti si mettono a fare libri a metà prezzo, non andiamo da nessuna parte. È vero, i lettori sono molto arrabbiati per la legge Levi, che fissa il massimo sconto: ma in Inghilterra, con lo sconto libero, è finita l’indipendenza. La qualità costa, non c’è niente da fare». La corsa ai prezzi bassi, in fondo una risposta indiretta alla legge Levi, può diventare, dice, «una minaccia». «L’ultima volta che in America si parlava del calo generale del mercato, qualcuno ha osservato come la minaccia di Amazon è per gli editori Usa quel che i libri low-cost sono per noi». Lei però non ne ha ancora risentito. Anzi ha rilanciato, sdoganando un genere, e ha invaso le classifiche con le sue autrici.

«Il termine rosa-chic non mi piace. E soprattutto dà fastidio a un determinato tipo di lettrice. Parlerei piuttosto di letteratura rivolta prevalentemente a un pubblico femminile moderno; rosa è un termine che mi suona vecchio». E parrebbe sia stato sostituito, come fenomeno, dal pornorosa...

fonte Mario Baudino & read more @ La Stampa.it

lunedì 16 luglio 2012

La curva dei tuoi occhi intorno al cuore

La curva dei tuoi occhi intorno al cuore
ruota un moto di danza e di dolcezza,
aureola di tempo, arca notturna e fida
e se non so più quello che ho vissuto
è perchè non sempre i tuoi occhi mi hanno visto.

Foglie di luce e spuma di rugiada
canne del vento, risa profumate,
ali che il mondo coprono di luce,
navi che il cielo recano ed il mare,
caccia dei suoni e fonti dei colori,

profumi schiusi da una cova di aurore
sempre posata su paglia degli astri,
come il giorno vive di innocenza,
così il mondo vive dei tuoi occhi puri
e va tutto il mio sangue in quegli sguardi.


Paul Eluard

domenica 15 luglio 2012

"Olivia ovvero la lista dei sogni possibili"

Apro il risvolto di copertina del libro intonso che ho oggi sul comodino e leggo: "a pochi giorni dal Natale, Olivia - la poco più che trentenne protagonista di questo romanzo - viene licenziata. O meglio: non viene licenziata perché non è mai stata assunta".
O mamma, penso un po' angosciata, un'altra storia estrapolata dalla quotidianità di crisi, licenziamenti, perdite di lavoro, amarezza, paure, ansie... E invece "Olivia ovvero la lista dei sogni possibili" di Paola Calvetti sembra essere qualcosa di diverso: un messaggio positivo e di speranza nel panorama grigio dell'attualità tribolata.

Perché Olivia, sola in un bar tabacchi dove fa liste sulle nuove possibilità da sfruttare e rovista tra i ricordi dell'ufficio appena lasciato, tramite gli stratagemmi che la nonna le ha insegnato per affrontare le difficoltà e i personaggi buffi che popolano quel provvisorio rifugio, si accorge che le cose migliori succedono sempre quando ci si rinuncia.
"Nonnina, dove sei finita? Nonnina, mi sembra di sentire la tua voce che sussurra: 'Le parole devono cadere come gocce, Olivia mia. Mai sbavare sul piattino'. Nonna, non mollarmi almeno tu", leggo.
E più avanti. "Più passano le ore e più mi accorgo che in effetti non si tratta solo di una questione di lavoro, ma piuttosto del mio 'posto nel mondo', che non so più qual è né ho idea di dove andarmelo a cercare".

La scrittrice milanese rispolvera anche il caro termine serendipità coniato dallo scrittore Horace Walpole (e che deriva da Serendip, l'antico nome persiano dello Sri Lanka, e dalla fiaba persiana Tre prìncipi di Serendippo), ovvero quella sensazione di euforia che si prova quando si scopre una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra. Perché ecco che nella giornata di Olivia irrompono i passi di Diego, che "ha la faccia di uno che è capitato nella festa sbagliata, uno che ha sbagliato citofono, piano, condominio".
Sfogliando tra le pagine finali estrapolo: "Ci sono istanti nella vita in cui tutto cambia. Istanti in cui succede qualcosa che modifica radicalmente tutto quello che è esistito fino all'attimo che li ha preceduti".

di Simona Santoni @ Panorama.it

sabato 14 luglio 2012

32 euro di storie per l'estate

Spenderanno 32 euro, dedicheranno 2 ore e 14 minuti al giorno.

Mentre i giornali dedicano paginate alle uscite autunnali, la gente come al solito è altrove. Per la precisione in giardino (24%), a letto (22%) e a bordo mare o piscina (20%), nonché sul divano e ai tavolini di un caffè (1%). Lettori. Lettori estivi. Lettori estivi francesi. Sappiamo tutto di loro, dove leggono, quanto spendono, quanti volumi consumano d'estate, se lo fanno più gli uomini o le donne, i giovani o i vecchi, sappiamo tutto grazie a un'indagine della Ifop intitolata Les Français et la lecture en vacance.

Per 32 euro, ha calcolato Slate.fr, è possibile o perfino probabile che comprino La Sirène di Camilla Läckberg (22 euro) e L'appel des anges di Guillaume Musso (8, in tascabile), oppure un Musso nuovo e un islandese Indridason (avanzano tre euro per il gelato), oppure Les Strauss-Kahn di Ariane Chemin e Raphaëlle Bacqué, o magari Le temple noir di Eric Giacometti e Jacques Ravenne, una storia di templari e complotti contro il Vaticano: argomento che ha stufato tutti, tranne i lettori.

Dunque: gialli per il 17%, thriller e sentimentali per il 10%. Nella scelta, contano soprattutto familiari e amici (52%). Uno su due compra su internet, uno su dieci legge ebooks, un genitore su tre obbliga i figli a leggere.

Grande mobilitazione di editori e librari per intercettare il pubblico in vacanza: per capire se esiste un genere «romanzo estivo», per decidere quando fare uscire i potenziali bestseller da ombrellone come Musso o Levy o Katherine Pancol. Trattasi di tre volumi a testa, degli 11 acquistati in media in un anno. Marketing: 3x2 alla Fnac, altrove regalano un telo mare o un costume da bagno ogni due libri comprati, e un editore omaggia di un copritelefonino ogni due gialli. In spiaggia c'è la sabbia, serve parecchio.

fonte: Giovanna Zucconi @ Tuttolibri de La Stampa di oggi, sabato 14 luglio 2012

Quando è il lettore a certificare la qualità di un libro

Sulla quarta di copertina di "Rosa candida" (Einaudi), terzo romanzo della scrittrice islandese Audur Ava Olafsdottir, sono riportate, dopo una sintetica presentazione editoriale, due citazioni a scopo promozionale. Una, molto breve, è tratta da un articolo apparso su Elle (il libro è stato un caso letterario in Francia). L'altra consiste in un lungo brano (oltre cinque righe) e tra l'altro dice: «Questo è un libro più grande della vita. Inizi a leggere e ti ritrovi in un uno stato di grazia. L'opposto dei libri che vuoi finire in fretta...». Ma la cosa che colpisce è la firma di questa seconda citazione: «Dal commento di una lettrice su Amazon». Straordinario! Credo che la cosa, inimmaginabile fino a pochi anni fa, segni un evento epocale. Sulla quarta di un libro di un grande editore, allo scopo di invogliare il lettore, viene riportata l'opinione di una lettrice comune, con cui tutti possono identificarsi (e deve restare rigorosamente anonima, non può neanche godere del famoso quarto d'ora di celebrità).

È la fine della critica, o almeno di qualsiasi pretesa di autorevolezza e prestigio della critica tradizionale. Quello che certifica socialmente la qualità di un romanzo non è il parere di un critico letterario, di un «esperto» - figura ormai obsoleta, verso la quale anzi si tende a nutrire una certa diffidenza (anche i critici infatti sono una casta incline a autoriprodursi, con i propri privilegi e poteri, usano un gergo corporativo) -, ma il commento estemporaneo in Rete dell'uomo qualunque, commento che soprattutto ha l'aria di essere molto viscerale e che viene formulato in modo enfatico, irresistibilmente ingenuo («un libro più grande della vita...»).
La democrazia ha vinto, inverandosi nel Web e nella società di massa. Siamo tutti esattamente sullo stesso piano, tutti lettori anonimi di Amazon. Certo, un conto sono gli «strilli» sulla quarta di copertina e un conto il discorso critico vero e proprio, per il quale continuo a pensare che l'unica «autorità» non eliminabile sia quella dell'argomentazione, del saper argomentare bene i propri giudizi di valore.
fonte: Filippo La Porta @ Il Corriere della Sera online

venerdì 13 luglio 2012

Peccaminoso D'Annunzio

La trama di tutti i romanzi di Gabriele D'Annunzio, eccetto uno, ''Le vergini delle rocce'', è ''a base di relazioni peccaminose''. Fu questo uno dei principali capi di accusa che portarono il Sant'Uffizio a condannare nel 1911 l'opera del Vate mettendola all'Indice dei Libri proibiti. A leggere i romanzi dello scrittore, rimanendone scandalizzato anche per il paganesimo e la blasfemia, fu - per conto del collegio dei cardinali della Sacra Congregazione dell'Indice - padre Giuseppe Maria Checchi da Monterotondo, appartenente all'Ordine dei Frati minori cappuccini, che il 15 febbraio 1911 consegnò la sua relazione di condanna.

La documentazione inedita degli Archivi Vaticani è presentata nel saggio ''Gabriele d'Annunzio e la Santa Sede'' di Matteo Brera, professore di letteratura italiana presso il Dipartimento di Lingue e Culture Europee dell'Universita' di Edimburgo, pubblicata sulla rivista ''Quaderni del Vittoriale''

Il frate cappuccino trovò immediadamente una serie di dati a suo giudizio inattaccabili per sostenere il suo capo d'imputazione. Già dal primo romanzo, ''Il piacere'' (1889), l'accusa rilevò una prima, inappuntabile conferma: Andrea Sperelli, il protagonista dell'opera, era un ''nobile libertino, che passa di amore in amore, lascia ed è lasciato, tenta le più oneste, e fa cadere le più coscienziose''. Padre Checchi considerò la figura di Sperelli come proiezione di d'Annunzio, specie quando afferma ''l'ideale suo''. ''E' tutto il d'Annunzio'', concludeva padre Checchi dopo l'esame del libro...

fonte: AdnKronos

mercoledì 11 luglio 2012

Riflessi di un bacio

Come un fiore reciso

lasciato senz'acqua

sento che la linfa

dell'amore

viene sempre meno

nel mio profondo

Sogno una cascata

che ridia vita

ai mei sensi

e lavi la polvere

del disincanto

Vorrei negli occhi

i colori

di un arcobaleno

per rifletterli

in un bacio

da non dimenticare

lunedì 9 luglio 2012

Vita attaccata addosso

E' incredibile, questa vita che non hai mai chiesto.
Che ti è stata data con amore, attraverso un atto d'amore, casualmente, o per precisa scelta di far venire al mondo un altro essere umano.
Te la trovi addosso, la scuoti tutti i giorni.
La usi, ne abusi.
A volte pensi che sia inutile, come un pensiero che pensa se stesso.
Vorresti cambiarla questa esistenza.
Trovare, finalmente, l'armonia, la felicità.
Star bene senza provocare danni ad altri.
Arrivare alla fine con serenità, soddisfatto di quel che hai dato e ricevuto.
Vorresti amare ed essere riamato con pari intensità.
Ma sai benissimo, per esperienza, che ci sarà sempre un dislivello.
Mai dichiarato alla dogana dei sentimenti.
Eppure, prima o poi, di nuovo sulle bancarelle dell'usato.
Come quelle piccole gondole illuminate nei negozi di Venezia.
Ricordi intermittenti di magie fuori tempo...

by C.


domenica 8 luglio 2012

47 finali per Hemingway

Per quanto il mondo la possa pensare diversamente, Ernest Hemingway aveva i suoi dubbi. Magari non sulle donne, magari non sulle dimensioni dei marlin che pescava, magari non sul senso dell'eroismo. Sul finale di Addio alle Armi, il suo capolavoro sulla Prima guerra mondiale, però sì. Lo riscrisse 39 volte prima di essere soddisfatto, confessò egli stesso in un'intervista nel 1958. In realtà quella volta non esagerò: i tentativi di finale poi appallottolati furono 47 e la settimana prossima verranno pubblicati dall'editore storico di Hemingway, Scribner (Simon & Schuster) in una nuova edizione del romanzo. Per la prima volta tutti 47 assieme, numerati e titolati e con le correzioni a mano dello scrittore.

Addio alle Armi, romanzo di passione, nell'edizione definitiva del 1929 termina freddamente, subito dopo la morte di Catherine: «Dopo un po' uscii e lasciai l'ospedale e tornai all'albergo nella pioggia». Non era però questo il finale più triste e pessimista pensato da Hemingway. Ieri, il «New York Times» ha pubblicato alcune delle 47 alternative: in qualche caso si tratta di una riga sola, in qualche altro di interi paragrafi.
E spesso si tratta di conclusioni che vorrebbero trarre una morale universale, in modo breve e secco com'era nello stile dello scrittore: il quale poi, forse per fortuna, scelse l'uscita di scena del protagonista, nella pioggia, che va nel profondo più di qualsiasi commento...

fonte Danilo Taino & read more @ il Corriere della Sera.it

sabato 7 luglio 2012

"Pronto e indossato"

Questa è la storia di un libro che non è un libro. E che mi è stato spedito come un vero e proprio cadeau. Il pratico formato notebook che lo costituisce è il compagno di viaggio ideale nel mio girovagare estivo e anche un po’ balordo, un’agenda da infilare in borsa per avere i preziosi ingredienti dello stile sempre a portata di mano.

Ecco quindi che accompagnato da un gradito biglietto vado a spostare l’elastico fucsia che tiene insieme le spesse pagine di questo manuale per essere sempre perfetta in ogni occasione: "Pronto e indossato" di Lavinia Biagiotti. Chi meglio del Vice Presidente dell’azienda di famiglia, Biagiotti Group, e del componente più giovane mai eletto alla Camera Nazionale della Moda Italiana?

"L’idea di questo ricettario di moda – spiega l’autrice – nasce da una trasmissione che conduco su Radio 2. A marzo 2011 mi hanno chiesto di creare uno spazio di moda nel loro programma. Ci ho pensato un po’ cercando una chiave di lettura inedita, l’importante è personalizzare, aggiungere un tocco, suscitare una piccola emozione. Così è nato "Pronto e indossato", che unisce due passioni di noi donne: moda e cucina, ma soprattutto perfezione e rapidità, caratteristiche che rendono forte il cosiddetto sesso debole".

L’autrice costruisce il libro proprio come un amico con il quale consigliarsi e risolvere piccole nevrosi quotidiane e dubbi di stile: un manuale per migliorare il rapporto con il proprio fisico, l’armadio e l’abbigliamento. Lavinia Biagiotti, con un approccio vivace, ironico e tutto al femminile, si rivolge direttamente alle lettrici; insegna loro ad imparare a vestirsi per il piacere personale, a non indossare mai nulla a caso, a scegliere un bel capo o un accessorio divertente con cura, tramite una serie di semplici regole e piccoli segreti...

fonte & read more @ Panorama.it

venerdì 6 luglio 2012

"Io vado a Ferrara" per la maratona di lettura

Una maratona di letture lunga sette ore, 40 autori, 200 firmatari dell’appello partito pochi giorni fa dai librai ferraresi: è "Io vado a Ferrara", un evento che coinvolgerà scrittori, editori, librai, lavoratori della comunicazione e dell’ editoria. E soprattutto i cittadini ferraresi. È per loro che nasce infatti questa manifestazione, «un modo per esprimere la propria solidarietà alla città e alla cittadinanza, - dicono gli organizzatori - e tenere accesa la luce della fiducia, dell’ottimismo e della speranza».

L’appuntamento è per sabato 7 luglio a partire dalle 16.00 in Piazza Trento e Trieste, davanti alla libreria di Palazzo S.Crispino. Prenderanno parte alla maratona di lettura anche alcuni autori della Einaudi: Loriano Macchiavelli, Paolo Nori, Moni Ovadia e Wu Ming 1.

L’iniziativa è certificata dal Comune di Ferrara all’interno del Fondo RicostruiAMO Ferrara per la cultura. Per l’occasione, sarà promossa la raccolta fondi destinata alla Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, che ha attivato un conto corrente per raccogliere le donazioni di persone e di istituzioni private e pubbliche interessate a sostenere gli interventi che si renderanno necessari per la ripresa delle attività.

giovedì 5 luglio 2012

Lo spazio tra loro...

"... Risalgono le lastre di roccia per un paio di metri, ci si appiattiscono contro, assorbono il calore con tutta la superficie della pelle, dalla fronte alle guance al collo alle spalle al torso alla pancia alle gambe ai dorsi alle piante dei piedi. La pietra porosa sfrigola leggermente sotto di loro, assorbe l'acqua che hanno addosso, la fa evaporare. Si guardano molto da vicino con un solo occhio, sospesi in un sorriso che non finisce.
Poi lui va verso di lei proprio mentre lei si muove verso di lui: si baciano con un'intensità che cresce rapidamente fino a farli brancolare, tremanti, avidi, senza controllo.
Lui le bacia le labbra e gli occhi e il naso e gli zigomi e le labbra di nuovo, il collo, le spalle, i capezzoli, scende a baciarle l'ombelico, si abbassa ancora a baciarle il monte di Venere.
Lei allarga di poco le gambe e va all'indietro, respira più forte.
Lui segue le curve e i contorni interni delle sue cosce con la lingua, a tratti lento e a tratti più veloce, perso in sensazioni molto focalizzate e subito dopo prive di contorni, intenzioni che si allargano e si restringono, tra asciutto e bagnato, dolce e salato.
Solidi tutti e due, perfetti e imperfetti quanto potrebbero mai esserlo due esseri terrestri, i piedi puntati contro la roccia che scotta, le dita allargate, i polpacci che forzano, tutti gli altri muscoli del corpo in tensione.
L'acqua del piccolo fiume scorre più sotto, i loro liquidi interni vanno in circolo; a un certo punto lui ha la sensazione di non essere più minimamente in grado di distinguere tra il suo desiderio e quello di lei, tra attesa e ricerca, tra pressione e flessione, tra pensieri e gesti.
E' la più sorprendente delle convergenze, opposti che si attraggono e arrivano quasi al punto di fondersi e miracolosamente mantengono la loro natura di opposti. Positivo-negativo, maschile-femminile; ogni minimo movimento accresce la tensione e la diffonde, come in una ricerca che risale alle origini più lontane del loro essere qui, del loro essere.
Potrebbero continuare così per ore, senza perdere la voglia, senza perdere i motivi.
Invece lei gli prende la testa tra le mani e se lo tira contro per i capelli sempre più forte, si inarca all'indietro, respira in modo così profondo da risucchiare il respiro di lui.
Lui va avanti e smette e guarda in su, ed è totalmente estasiato dall'espressione di lei e dal colore che le sale alle guance, dalle sue pupille dilatate che producono in risposta una diramazione di segnali che gli invadono il nucleo invisibile e oscillante di ogni ragione e sensazione..."

tratto da "Leielui" di Andrea De Carlo

Non mi interessa ma voglio sapere




"Non mi interessa cosa fai per vivere.
Voglio sapere per cosa sospiri.
 E se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.

Non mi interessa quanti anni hai.

Voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido
per l’amore, per i sogni, per l’avventura di essere vivo.

Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna.
Voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore,
se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita,
o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore,
il mio o il tuo..

Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai.
Mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore,
triste o spaccato in due.

Non mi interessa chi sei o come hai fatto per arrivare qui.
Voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me,
e non retrocedere..."
 

detto Indù

mercoledì 4 luglio 2012

Notti d'estate in biblioteca

"Notti d'estate in biblioteca" è l'appuntamento da segnare in agenda per mercoledì 18 luglio. Si tratta del primo di una serie di incontri estivi che ruoteranno attorno alla biblioteca di Vago di Lavagno (VR) e vedrà l'apertura con una serata (dalle 20.45) di lettura espressiva, molto tranquilla e allegra, composta da voce maschile, voce femminile, arpa e chitarra.

Gli incontri successivi saranno poi ogni due settimane circa e potranno variare secondo i desideri di chi vuole partecipare. La cosa fondamentale è che gli appuntamenti avverranno sempre all'esterno (tempo permettendo), con libri e letteratura come unica certezza.


Nella corso della prima serata Marco Dalla Valle, promotore assieme a Michele Martinelli, spiegherà lo spirito dell'iniziativa, che sarà legato alla ricerca di emozioni nella letteratura, che avverrà tramite un primo contatto-condivisione di letture thriller/horror, o comunque letture a effetto. Seguirà un secondo incontro in cui i due promotori leggeranno insieme, accompagnati dall'arpa, per amplificare gli effetti della lettura. Proseguiranno una serata con un libro specifico e un'ultimo incontro che verterà sui finali dei libri.

martedì 3 luglio 2012

haiku di pioggia estiva

pioggia di prima estate:

nella redazione,

io sono solo

haiku di Masaoka Shiki

haiku d'estate

silenzio:


graffia la pietra

la voce delle cicale


haiku di Matsuo Bashõ


Da San Vittore si evade solo con i libri

Sono stato in prigione. In prigione ho conosciuto la libertà. Non è l’inizio di un racconto, ma solo un pezzo di bruciante verità. Sono stato invitato a incontrare i giovani detenuti del carcere di San Vittore di Milano, quelli confinati nel Primo Raggio (Reparto penale giovaniadulti). Le volontarie (Ilaria, che mi aveva cercato e inseguito per un po’, e Daniela, del Gruppo Carcere Cuminetti), in collaborazione con le educatrici dei ragazzi, avevano organizzato un ciclo di incontri con scrittori.

Quando mi sono presentato davanti al carcere avevo paura. Cosa avrei mai potuto dire a un gruppo di ragazzi tra i 18 e i 25, condannati per reati di ogni tipo? Che cosa avevamo in comune loro ed io? E poi magari erano anche pericolosi... Ad aumentare la mia paura e il mio senso di inadeguatezza porte automatiche e ferrate si sono aperte troppo lentamente davanti a me. Dopo, i controlli: non puoi portare nulla dentro, neanche il cellulare. Avevo in tasca un’aspirina dimenticata nel blister e mi hanno fatto lasciare anche quella. Solo libri.

Potevo portare solo me e la mia anima là dentro. E magari qualche libro che volevo regalare ai ragazzi (sempre d’anima si tratta).

Superata l’occhiuta sequela di controlli e permessi, mi sono ritrovato al centro del carcere, nell’atrio dal quale si dipartivano tutti i raggi, una specie di ruota del destino, con opzioni tutte cieche. Era una stanza circolare dalla volta a cupola alta e screpolata, per metà di un colore che un tempo doveva essere più luminoso e marezzata di umidità. Al centro un altare con un crocifisso, per la celebrazione della Messa domenicale. Su un lato, in una nicchia, la statua di una Madonna o di un Cristo, non ricordo, dalla superficie screpolata tanto da sembrar lebbrosa. La luce attutita entrava nei corridoi di sbieco, quasi a forza, attraverso alti portoni di sbarre che immettevano in ogni raggio. Tutti erano rintanati nelle loro celle. Pochi metri quadrati per sei o otto persone. Solo i detenuti tossicodipendenti possono stare in corridoio oltre l’ora d’aria. Per il resto solo quelle quattro mura troppo strette anche per un riparo di animali in campagna.

In quel momento ho capito...

(read more @ La Stampa.it )

fonte Alessandro d'Avenia

lunedì 2 luglio 2012

Conosco la differenza tra amore e pietà


Vattene, vattene, vattene. Via dai miei pensieri, dal mio di dentro. E anche dal cervello, da tutti i sensi del mio corpo. Via, via, via. Non c'è niente di te che possa godere della mia ospitalità. Soprattutto ciò che potrebbe trasformarsi in ricordo, rimorso, rimpianto, autolesionismo. Non potrei resistere ai tuoi ennesimi incantesimi. E nemmeno alle tracce del tuo profumo nell'aria. Non potrei far fronte alla tentazione di azzerare la mia ragione per buttarmi a capofitto nella passione. So già quale sarebbe il risultato: mi ritroverei qui a dirti ancora una volta di andartene.

Ed è questo, in fondo, l'amore. Un salto nel blu, tra sirene e musiche incantevoli. Per poi ritrovarsi smarriti in fondo al burrone del quotidiano. E' meglio allora sognare e disfare da soli al mattino quella finta morte che ci abbraccia durante il sonno. E' meglio far finta di aver conquistato vette incredibili tra bufere di neve, nascondendo la testa tra calde coperte.
Perchè se si ama alla follia, alla follia siamo destinati.

Fino a quando torniamo con un tonfo dal sole al tramonto, dalla luna che parla.
E soli, soli, soli ci mescoliamo alla normalità della folla, del tutti-i-giorni-così-va-bene. Perché è lì, tra i tanti, che non sentiamo l'anormalità delle nostre aspirazioni al di più. Lì ci abbandoniamo al comun sentire, al comun parlare.

Lì ti avevo incontrato quel giorno maledetto. Avevo lasciato distrattamente semiaperta la porta dell'anima. Mi stavo cucinando qualcosa col cervello. E tu sei entrato, senza bussare. Con le parole che tutte le donne vorrebbero sentirsi dire da un uomo mai visto, mai conosciuto. Con lo sguardo di un estraneo già conosciuto da tempo al mio cuore.

Vattene, adesso. Vattene, ti prego. Starò meglio quando la tua sagoma si sarà confusa col grigio di questa strada. O forse vomiterò addosso a qualcuno la mia tristezza. Vattene. Quando vedrai il mio numero sul tuo cellulare, ti prego, respingi la chiamata.
Conosco la differenza tra amore e pietà.

domenica 1 luglio 2012

La lettera che non potrò mai spedirti


E' come se fossi in una centrifuga. Sbattuta con ritmo regolare contro le pareti. Dall'oblò riesco, per un attimo, a scorgere i tuoi occhi, i tuoi punti di domanda. Inevitabilmente sommersi dalla schiuma del mio cervello. E tutto si confonde, si mescola. Fino al prossimo giro, fino ai prossimi, regolari, ineluttabili interrogativi tra i tuoi capelli.

Vorrei ribellarmi a questa tortura. Potrei semplicemente farti capire che in fondo tu hai questo potere: un bottone da schiacciare, a pochi centimetri dalla tua mano. Ed invece è quasi un sollievo masochista questo continuo girare su me stessa dopo quell'incrocio effimero dei nostri sguardi. Senza parole inutili.

Ricordo purtroppo tanti periodi di esaltazione del mio essere condiviso. Quando non contava l'esterno. Quando si era senza gravità nello spazio infinito, eppure conosciuto per esperienza, dell'innamoramento. E ricordo anche l'atterraggio traumatico su terre aride. La trasformazione dei liquidi in solidi. Gravi, come le parole che mettevano fine alle orbite elicoidali. Dell'aria in gas letali nelle scatole domestiche. Della carezza in tentativo di pugno.

E' per questo che continuo a girare, per la felicità micro che mi dà quel millesimo di secondo in cui ti vedo, ti sogno, ti porto con me, fino al prossimo giro. Per la precisa volontà di cancellare quando ancora non è stata terminata questa lettera. Per i sentimenti incompiuti che mi porto dentro. Rimpianti, paure che mi fanno sopravvivere, insieme a quello che vorrei scriverti ma che lascio girare a vuoto attorno a me...

...............


I libri non servono per redimere

Un programma governativo, «Redenzione attraverso la lettura», permetterà ai detenuti del Brasile di avere uno sconto di pena. Si comincerà da quattro penitenziari, ma l'iniziativa potrebbe estendersi per legge a tutte le carceri del Paese sudamericano.

Si tratta di questo: verrà messo a disposizione dei penitenziari un corpus di circa mille volumi; ogni detenuto potrà prenderne in prestito uno al mese e risponderà adeguatamente a una serie di domande sul testo, godrà di una riduzione della pena equivalente a quattro giorni. Il meccanismo può essere ripetuto per dodici mesi, il che porterebbe a un massimo di 48 giorni all'anno lo sconto della carcerazione. L'esito della lettura verrà valutato da una commissione ad hoc.

A parte il suo eventuale valore simbolico, l'operazione, che vorrebbe (ingenuamente) proporsi come una delle tante idee per far fronte al sovraffollamento delle prigioni, si presta ad alcuni equivoci. In primo luogo perché alle ingiustizie già esistenti ne aggiunge un'altra favorendo i lettori abituali e penalizzando gli altri detenuti, magari analfabeti (anche quelli di ritorno) e magari meno criminali dei criminali acculturati: per esempio, pare che il boss mafioso Matteo Messina Denaro, latitante, sia un appassionato lettore.

In secondo luogo, tradisce una visione della lettura alquanto semplificata e ambigua...

fonte & read more @ Il Corriere della Sera online