venerdì 30 marzo 2012

Viaggio nel cuore del piacere

Le riviste femminili pullulano di articoli sulla sessualità. Ogni settimana, ogni mese, ogni numero speciale, non mancano di trafiletti, articoli a tutta pagina, dossier da staccare, consigli di lettura, numeri verdi e programmi tv per migliorare la vita di coppia, da single o di gruppo.

Nonostante ormai tutti gli argomenti inerenti la sessualità siano stati trattati con dovizia di particolari, l'orgasmo femminile rimane ancora per molti un insondabile segreto.

A differenza di quello maschile, fisiologicamente semplice e immediatamente individuabile, il piacere femminile è misteriosamente legato a sensazioni meno evidenti, celate in un labirinto da cui difficilmente si riesce ad uscire senza una mappa che ne rappresenti il disegno generale.

"Il segreto delle donne" di Elisa Brune e Yves Ferroul è quindi un viaggio che contribuisce a svelare una volta per tutte le fragili geometrie dell'appagamento sessuale che sta al cuore di ogni donna.

Lasciate che i quindicenni leggano...

Un mio amico milanese ha un figlio di quindici anni, al quale il professore ha raccomandato la lettura della Chartreuse de Parme di Stendhal. Così, naturalmente, anche ai suoi compagni di classe. È una proposta ragionevole, perché la Chartreuse possiede fascino romanzesco, dono amoroso e passione politica: sentimenti che attraggono i giovani di quell'età.

Ma esistono, purtroppo, i genitori: gli insopportabili, spaventosi genitori di oggi, i quali sono intervenuti, protestando violentemente e insultando il professore, perché, secondo loro, la Chartreuse non può che turbare, sconvolgere e distruggere i loro figli. Molte altre persone mature pensano che la lettura dei classici non sia adatta ai ragazzi del ginnasio e del liceo. I classici vanno letti più tardi: preferibilmente, mai.

Non c'è idea più errata...

fonte: Pietro Citati - Il Corriere della Sera online

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giovedì 29 marzo 2012

Non mi basta il tempo per celebrare i tuoi capelli

"Me falta tiempo para celebrar tus cabellos.
Uno por uno debo contarlos y alabarlos:
otros amantes quieren vivir con ciertos ojos,
yo sólo quiero ser tu peluquero.

En Italia te bautizaron Medusa
por la encrespada y alta luz de tu cabellera.
Yo te llamo chascona mía y enmarañada:
mi corazón conoce las puertas de tu pelo.

Cuando tú te extravíes en tus propios cabellos,
no me olvides, acuérdate que te amo,
no me dejes perdido ir sin tu cabellera

por el mundo sombrío de todos los caminos
que sólo tiene sombra, transitorios dolores,
hasta que el sol sube a la torre de tu pelo".

Pablo Neruda
Non mi basta il tempo per celebrare i tuoi capelli.
Uno a uno devo contarli e lodarli:
altri amanti voglion vivere con certi occhi,
io voglio essere solo il tuo parrucchiere.

In Italia ti battezzarono Medusa
per l’arricciata e alta luce della tua capigliatura.
Io ti chiamo scarmigliata e intricata mia:
il mio cuore conosce le porte della tua chioma.

Quando ti smarrirai nei tuoi stessi capelli,
non dimenticarmi, ricordati che t’amo,
non lasciarmi andar perduto senza la tua capigliatura

per il mondo cupo di tutte le strade
che solo ha ombra, dolori passeggeri,
fin che sale il sole sulla torre della tua chioma.



mercoledì 28 marzo 2012

"La custode dei libri" di S. Divry

La quarta di copertina: "È una querula bibliotecaria di provincia la donna che parla dalla prima all'ultima riga di questo incantevole monologo. Il suo interlocutore è un ragazzo che usa il seminterrato della biblioteca come bivacco notturno. A lui la custode si rivolge mischiando vita privata, libri, invettive. E la confessione di un tenero rapimento verso uno studente di cui però contempla solo la nuca. La sua voce ci arriva sommessa, un po' nevrotica, la voce di una donna ferita da un amore andato male, chiusa in un riserbo che solo i suoi amati romanzi riescono a scheggiare. Li ama, li classifica, li commenta convinta che solo l'ordine monastico della biblioteca è medicina per il caos dei sentimenti e degli uomini tutti. E poi d'un tratto la sua voce si accende e dalla donna autoreclusa nel sottosuolo esce una pasionaria della letteratura, una tenace sentinella del silenzio, che dalla sua misera trincea di provincia difende la vertigine della bellezza letteraria contro il chiassoso vociare della subcultura di massa..."

“La custode dei libri”, opera prima di Sophie Divry, è il racconto di una vita passata in mezzo alle nostre amate pagine, una bibliotecaria che si lancia in un monologo diretto ad un avventore che ha trascorso la notte nel seminterrato della biblioteca in cui la stessa lavora, curatrice della sezione geografia. Una sorta di bolla spaziale e temporale che vorrebbe diventare rifugio dai rumori e dai guasti del mondo, senza riuscirci: le pile di libri non sono un muro efficace e privo di spifferi vitali, e la biblioteca stessa diventa microcosmo, certamente ordinato (e che curiosità sulla storia della classificazione mettono alcune pagine!) ma non per questo totalmente scevro da ogni emozione.

Il monologo della protagonista diventa così occasione per lasciarsi andare ad una narrazione che accarezza due amori: quello per i “suoi” volumi, naturalmente, e quello per un frequentatore abituale della biblioteca, il giovane Martin, assolutamente ignaro di questa passione e dei piccoli gesti di attenzione e compiacimento che gli vengono rivolti. Ne conseguono riflessioni, anche amare, sulla solitudine, accompagnate da una serie di frasi che restano scolpite nella memoria:

Un divertissement letterario di rapidissima lettura che ha il pregio di costringerti a cercare la matita nel portapenne, e a vergare (con leggerezza, non sia mai) punti esclamativi sulle pagine per sottolineare passaggi che sembrano e saranno preziosi...

La compagnia migliore...


Preferisco la compagnia dei libri. Quando leggo, non sono più sola, converso con il libro. Può essere molto intimo. Saprà di cosa sto parlando, forse.
La sensazione di avere uno scambio di idee con l’autore, di poterne seguire il percorso, di esserne accompagnata per settimane intere.

I peggiori sono i libri espresso, quelli d’attualità: ordinati, scritti, stampati, presentati in televisione, comprati, ritirati e mandati al macero in men che non si dica.
Di fianco al prezzo, gli editori dovrebbero mettere la data di scadenza, proprio perchè non sono altro che prodotti di consumo.

martedì 27 marzo 2012

Accadde 35 anni fa, pochi ricordano...

Il disastro dell'aeroporto di Tenerife del 27 marzo 1977 fu causato da una collisione che coinvolse due aerei passeggeri Boeing 747 Jumbo Jet sulla pista dell'aeroporto di Los Rodeos (oggi rinominato Tenerife North Airport) sull'isola spagnola di Tenerife, una delle isole Canarie.
Il bilancio di 583 vittime ne fa il più grave incidente nella storia dell'aviazione: tutti i 248 passeggeri a bordo del volo KLM 4805 rimasero uccisi, numero cui si aggiunse anche quello delle 335 vittime del volo Pan Am 1736, che fu colpito sulla parte inferiore.
A causa della fitta nebbia e della distanza tra i resti dei due velivoli, dopo l'incidente i soccorritori per oltre 20 minuti non si accorsero dell'aereo della Pan Am, dirigendosi inizialmente solo verso l'incendio scatenato sull'altro aereo. Tra le persone imbarcate sull'aereo Pan Am vi furono 61 sopravvissuti.

La collisione avvenne alle 17:06:56 ora locale; decollando nella nebbia fitta dall'unica pista dell'aeroporto, il volo KLM si scontrò con la parte superiore dell'aereo della Pan Am che stava effettuando il rullaggio utilizzando la stessa pista, ma nella direzione inversa.

All'incidente contribuirono molti fattori. L'aereo della Pan Am seguiva l'aereo KLM impegnando la stessa pista, eseguendo quanto indicato dai controllori del traffico dell'aeroporto. L'equipaggio del KLM era al corrente che un aereo era al seguito, ma malgrado l'impossibilità di mantenersi in contatto visivo a causa della scarsa visibilità, il capitano - complice una comunicazione radio ricevuta non correttamente - pensò che l'aereo alle sue spalle avesse liberato la pista e, dopo aver effettuato la conversione, diede inizio al decollo senza aver avuto l'autorizzazione.

fonte: Wikipedia

domenica 25 marzo 2012

I classici sono Originals...

Controtendenza. Tutti si stanno buttando su ebook e dintorni, loro «tornano indietro». In senso letterale. Perchè la Mattioli 1885 non solo va a ripescare grandi libri, i romanzi che hanno segnato il secolo scorso, ma li ripresenta nella veste con la quale sono comparsi in libreria per la prima volta.

Si chiamano «Originals» e oltre ad essere, per bibliofili, un tesoretto, illustrano come meglio non si potrebbe il profilo bifronte della editrice di Paolo Cioni, made in Fidenza: medicina e scienza come radici, da oltre un secolo, tuttora produttive (pressochè unico campo in cui l’editrice si serve del digitale),viaggi-itinerari nella storia (grandi eventi, grandi personaggi, in preparazione un percorso verdiano, i suoi luoghi, la sua vita) ma soprattutto la narrativa, come passione (imminente in Frontiere la terza raccolta di racconti André Dubus, l’americano padre di tutte le short stories).

La trovata «original» della nuova collana e il piacere offerto ai lettori sta lì, in bella vista, nella copertina. E la prima uscita è davvero d’affezione: Il giorno della locusta, Nathaniel West al suo massimo, quel Tod Hackett tra bassezze e fantasmi hollywoodiani, trasparente metafora dell’America, nell’edizione 1939 della Random House. E non è poi vero che l’appeal venga tutto dalla grafica: tuttora degna di attenzione la scrittura rapsodica per la quale West è una specie di protettore del fumetto (non per caso il traduttore della Locusta, da Einaudi, è Fruttero; qui Nicola Manuppelli).

Altrettanto si potrà constatare con le prossime uscite (4 quest’anno, 4 nel 2013), tra l’Huckleberry Finn di Twain, La signora Dalloway della Woolf, Cuore di tenebra di Conrad, Il richiamo della foresta di Jack London. «E’ un un regalo fatto prima di tutto a me stesso - spiega Cioni che, ricordiamolo, è anche l’autore di Ovunque al mio fianco, romanzo di felice esordio qualche anno fa -. Per me il libro è importante come testo e contenuto ma anche come oggetto». Climax che l’editore raggiungerà con The Great Gatsby e quella copertina che fece innamorare Fitzgerald medesimo al punto da considerare «quello che è descritto nel mio libro è soltanto la didascalia del disegno». Per fortuna sbagliava.

fonte: Mirella Appiotti, Tuttolibri de La Stampa di sabato 24 marzo 2012

sabato 24 marzo 2012

Bye Bye Book!

C’era una volta l’editore. Anzi l’Editore (il celeste tiranno di via Biancamano) e i suoi fratelli. Dominavano, respingevano, premiavano, sempre rincorrendo la preda, scovata, vessata, indorata, pollicerecto-polliceverso inappellabili. Ora un(altro?) mostro si aggira sulle vette del libro: è lui, il self publishing (l’autopubblicazione digitale), capace di scatenare nuove fantasie planetarie. Ovvero: hai scritto un romanzo? Mettilo gratis on line, qualche centinaio almeno dei milioni di «touch» quotidiani lo aprirà, vendilo (per una manciata di centesimi, ma saranno netti), senza intermediari, direttori di collana, uffici stampa, distributori (i tuoi angeli custodi, sinora). Rapida, indolore, sicura: così dovrebbe essere la linea diretta autore-lettore.

Non sono propriamente chiacchiere. Ma «sorprese» a cascata, dopo il fenomeno Amanda Hocking, 27nne da Minneapolis, alla quale il suo fantasy Switched, «non proprio letteratura», postato su Kindle, ha fruttato, dal 2010, oltre un milione di copie a 2,99 dollari. Né parliamo solo di America da dove approda anche in versione italiana «lulu.com/it», 1000 titoli nuovi al giorno, mentre il cinese «ShandLiterature» si dedica alla narrativa seriale: basta una piccolissima cifra per leggere l’ultima puntata di un feuilleton, come nell’800 di Dickens. Da noi qualcosa del genere è partito made Feltrinelli con «Zoom», però alimentato da autori «di scuderia», invece il pool Kataweb-Feltrinelli-Scuola Holden lavora sul self vero e proprio con «ilmiolibro.com» sfoderando persino filosofia, narrata comunque. Perché nel cuore del self, al momento benvisto persino dalla chicchissima Generazione TQ, c’è l’irresistibile fascino del romanzo (riversabile su miriadi di punti vendita). Insomma questo Gregor Samsa è vitale, pur con un identikit non ancora chiaro: nuova «vanity press», o apertura a nascoste potenzialità, un «tutti dentro», così non lasceremo che il Joyce del Duemila aspetti di incontrare una Sylvia Beach, e nemmeno si ripeta il calvario (ante resurrezione) di Tre metri sopra il cielo? Sbagliato, in ogni caso, identificare tout court il self con il Web, anche se tutto incomincia dalla ineffabile stirpe e-book/e-commerce, vessillifera di una cultura sempre più allo «sbaraglio»...

fonte: TuttoLibri de La Stampa di oggi, sabato 24 marzo 2012

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giovedì 22 marzo 2012

Parole strappate


E' rosso opaco
il segno lasciato
dove hai dormito

Smalto d'unghie
curate per niente
come i capelli

Trucchi falliti
di cilindri
senza coniglio

Urla strozzate
senza abat-jour
nel cuore buio

Drammi nascosti
nel lungo tunnel
della tua anima

Punti di domanda
e d'esclamazione
svolazzanti

Vorrei essere io
il tuo angelo
ma non posso

Finirei agli inferi
per il male fatto
ad altri sogni

Ma veglierò
trasparente
sopra di te

Perchè nessuno
faccia male
a chi non lo merita


di C.

La tecnologia a servizio della lettura dei più piccoli...


L’obbiettivo dell’editoria per ragazzi è far sì che i bambini leggano di più, e i libri digitali sono uno strumento, una possibilità per raggiungere questo scopo. Con questo concetto espresso da Russel Hampton di Disney Publishing si è aperta la seconda edizione del TOC Bologna, conferenza dedicata all’editoria digitale per i più piccoli coorganizzata da O’Reilly e tenutasi il giorno prima dell’apertura della Fiera del libro per ragazzi.

L’edizione del 2012 dimostra il crescente interesse da parte degli operatori, con un numero di partecipanti quasi raddoppiato, ma conferma anche il quadro emerso lo scorso anno, quello di un settore ancora acerbo e lontano dal riuscire a sfruttare il suo grande potenziale. Le numerose conferenze del TOC Bologna, proseguita con interventi anche all’interno della Fiera, hanno visto succedersi idee, esperienze, dati, proposte e riflessioni sulle problematiche peculiari affrontate dal libro illustrato digitale, sia a livello tecnico e stilistico che di modello commerciale. Alcuni temi sono emersi più volte, sottolineando la loro importanza per molte delle realtà coinvolte.

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Ad Alojz Rebula il premio narrativa del "Mario Rigoni Stern" 2012


Alojz Rebula è il vincitore della sezione narrativa del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi. L'autore triestino di madrelingua slovena si è aggiudicato il riconoscimento con il romanzo "Notturno sull'Isonzo"(traduzione in italiano realizzata da Martina Clerici per San Paolo Edizioni, 2011).

Nel suo romanzo Rebula si ispira alla vita di un parroco realmente esistito, don Filip Tercelj, di cui Florijan Burnik rappresenta l'alter ego letterario; l'autore descrive la tragica parabola del sacerdote nel secolo dei totalitarismi: prima confinato dal fascismo a Campobasso, poi rinchiuso dal nazionalsocialismo nel Lager di Dachau, infine brutalmente assassinato per mano comunista.

Sabato 31 marzo a Palazzo dei Congressi a Riva del Garda la cerimonia di consegna del premio sezione narrativa. Il nuovo concorso è infatti articolato in due sezioni, saggistica e narrativa, ognuna della quali biennale: il concorso riservato ai saggi ha sede ad Asiago, in Veneto, negli anni dispari, e si è svolto per la prima volta l’anno scorso; il premio per la narrativa ha sede a Riva del Garda, in Trentino, e la premiazione ha luogo negli anni pari a partire dal 2012.

Nato per mantenere vivo nel tempo il messaggio del grande uomo di montagna, scrittore e nobile cacciatore, il nuovo premio letterario multilinguistico è promosso dal circolo culturale Ars Venandi, della famiglia Rigoni Stern, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione Veneto, dai Comuni di Asiago e di Riva del Garda, da Fiere e Congressi SpA, dal Museo degli Usi a Costumi della Gente trentina, da Federcaccia, della Cassa di Risparmio di Trento e Bolzano e dalla Cassa di Risparmio Veneta. Una sinergia che sottolinea, nel nome di Mario Rigoni Stern, la fratellanza ideale tra le montagne e le popolazioni del Veneto e del Trentino, e un gemellaggio culturale fondato sui valori del rispetto dell’ambiente e di chi lo abita. Il premio, unico per la narrativa e unico per la saggistica, è del valore di 10 mila euro.

S’inizierà alle 18 con «I passi di Mario Rigoni Stern», letture espressive tratte dalla letteratura del grande scrittore; alle 21 il via alla cerimonia di premiazione con il saluto delle autorità, la lettura di estratti del libro vincitore e con un colloquio con il suo autore. Quindi la consegna del premio da parte del presidente del comitato.

mercoledì 21 marzo 2012

"Un filo di luce"


Il mondo del giallo italiano apre le porte a un nuovo autore, il maggiore dei Carabinieri Sergio Schiavone, comandante del Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina, pescarese, classe 1966, chimico farmaceutico e dottore di ricerca in scienze forensi.
Il suo romanzo d'esordio si intitola "Un filo di luce", viene pubblicato dalle Edizioni Anordest nella nuova collana "NoirPensiero" e sarà in libreria da giovedì.

Come giallista Schiavone ha una marcia in più, dal momento che si è occupato per lavoro di alcuni dei più importanti e controversi casi giudiziari degli ultimi anni: dall'attentato al giudice Borsellino alla strage di Nassiriyah, dalle indagini sul protocollo anticancro di Di Bella a quelle sull'omicidio del vice presidente della Regione Calabria, Francesco Fortugno, dall'assassinio della studentessa Roberta Riina alla scomparsa della piccola Denise Pipitone. Inoltre, insegna tecniche del sopralluogo e criminalistica nelle Università di Messina e Catanzaro.

Il suo romanzo offre al lettore "una visione autentica di quello che sono le indagini forensi - spiega il criminologo Massimo Picozzi, che cura la prefazione al volume - senza forzature glamour sul ruolo degli investigatori della scientifica: Claudio Zamboi, il protagonista che - come il suo creatore - lavora nel Ris, è infatti un personaggio accattivante e atipico".
Non ci resta che leggere...

fonte: AdnKronos

Ecco i sei "bancarellisti"...


È stato assegnato ieri a Milano il Premio Selezione 60° Bancarella, riconoscimento andato ai sei libri destinati a contendersi il gradino più alto al Premio Bancarella, che si terrà come sempre a Pontremoli il 22 luglio prossimo.

Il Premio, nato nel 1952 dall’Unione Librai Pontremolesi e dall’Unione Librai delle Bancarelle, verrà conferito a quell’opera che a giudizio dei librai, “interpreti sensibili e attenti” delle tendenze del pubblico, abbia conquistato un chiaro successo per vendite e qualità. Lo scorso anno il primo posto è stato assegnato a La fine del mondo storto, del friulano Mauro Corona.

Ecco dunque i sei titoli in lizza, tutti selezionati tra il 1 marzo 2011 e 28 febbraio 2012:

Prepariamoci Un piano per salvarci (Chiarelettere), di Luca Mercalli, rappresenta l’unico saggio in concorso. L’autore prova a immaginare il possibile scenario (non troppo lontano nel tempo) in cui le risorse del nostro pianeta non saranno più sufficienti.

Degli altri cinque titoli, tutti romanzi, quattro sono italiani.

Così in terra di Davide Enia (Dalai Editore), ambientato a Palermo, racconta la realtà del capoluogo siciliano, proponendone i ritmi attraverso un nutrito gruppo di personaggi, che ruotano attorno ad una palestra di pugilato.

La voce del destino di Marco Buticchi (Longanesi) è il thriller campione di vendite di cui abbiamo già parlato in passato.

E abbiamo parlato anche de Il mercante di libri maledetti di Marcello Simoni (Newton Compton), anch’esso per mesi tra i primi posti delle classifiche, costruito su un’efficace miscela di storia e mistero.

Semina il vento di Alessandro Perissinotto (Piemme) è un giallo che si dispiega attraverso le memorie di un detenuto, arrestato come possibile pericoloso terrorista.

Solo uno straniero compare nella sestina ed è Björn Larsson con I poeti morti non scrivono di gialli (Iperborea), segno che l’entusiasmo per il poliziesco targato Scandinavia non ha ancora intenzione di spegnersi.

fonte: Andrea Bressa - Panorama.it

Non solo primo giorno di primavera


Secondo Wikipedia, oggi, il 21 marzo, non è solo - per tradizione - il primo giorno di primavera ma è anche la giornata mondiale patrocinata dall'Unesco della poesia. Ossia di quell'arte di usare, per trasmettere un messaggio, il significato semantico delle parole insieme al suono e il ritmo che queste imprimono alle frasi.
La poesia, che è nata ancor prima della scrittura, racchiude in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere emozioni e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa. Una poesia non ha un significato necessariamente e realmente compiuto. O meglio, il significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l'altra parte non è verbale, ma emotiva.

Anche la primavera è di sé poesia allo stato puro... quale occasione migliore del 21 marzo per unire l'una all'altra?

lunedì 19 marzo 2012

Gli insospettabili della porta accanto...


Sul web, al giorno d'oggi, non si trovano soltanto ricette di cucina e consigli su come allevare i figli. Navigando tra le pagine si svela un mondo di codici e convenzioni, relazioni e tariffe, recensioni e modalità di fruizione di servizi ben più piccanti di piatti a base di peperoncino e modelli di tettarelle al silicone.
"Escort da Url" di Claudio Bernieri è un viaggio nella nuova prostituzione on & off line ed offre una panoramica completa ed esaustiva dell'attualizzazione del mestiere più antico del mondo: la metmorfosi epocale che ha trasformato le prostitute in escort.
Il mezzo virtuale può dare al fenomeno una patina di irrealtà che questo libro però contribuisce a dissipare. Perché i protagonisti di questa pratica non sono soltanto i politici e gli ultra-ricchi, ma gli insospettabili della porta accanto, accomunati a volte da una dipendenza psicologica dal sesso, ma molto più spesso dal sollievo sociale di sentirsi parte di una community che segue le stesse regole e si omologa agli stessi comportamenti, talvolta grotteschi, talvolta volgari, ma sempre in qualche modo rassicuranti.

domenica 18 marzo 2012

Orchidee nere...


Ritorna Nero Wolfe con una serie di inediti pubblicati da GialloBeat degli Editori Riuniti.
Sono i primi romanzi di Rex Stout: dopo Fer de lance (1934), ecco ora Orchidee nere, due episodi del 1942 tenuti insieme dal filo comune floreale in una New York sconvolta dal conflitto mondiale.
Sono racconti straordinari, con personaggi appena abbozzati (da Archie Goodwin all'ispettore Cramer), che però crescono pagina dopo pagina e che già annunciano quello che sarà il loro imperituro successo.

sabato 17 marzo 2012

Le 750mila copie del mommy-porn...


Sesso! Un grande vantaggio forse imprevisto del kindle e degli altri e-lettori, è che puoi leggere in pubblico emerite porcherie senza che il tuo vicino di sedile in metropolitana se ne accorga. Non ci sono copertine da nascondere. Se non arrossisci e non sospiri, sei salvo. O salva.

Accade infatti che un porno neanche tanto soft, pubblicato quasi in incognito da un microeditore australiano e introvabile nelle librerie, diventi il bestseller numero uno nelle liste di Amazon e di Barnes&Noble. Lo leggono le donne, ne parlano le donne, lo consigliano le donne nel più formidabile passaparola mai verificatosi sui social networks («grazie al libro, io e mio marito ci siamo parecchio divertiti», eccetera).

È «mommy porn», pornografia per mammette, scrive con spregio il New York Times. Però ne parla ampiamente, mettendolo al primo posto nella classifica che include anche gli ebook e non soltanto i libri a stampa. Nel frattempo un editore come Vintage, del gruppo Knopf Doubleday, ha acquisito i diritti del romanzo, anzi della trilogia alla quale appartiene, e sta per spararne in libreria 750 mila copie.

Ma che cos’è, questo romanzo fenomeno? L’ha scritto un’inglese, E. L. James, una ex funzionaria televisiva. Si intitola Fifty Shades of Grey, dove «Grey» non è soltanto il grigio declinato in cinquanta peccaminose sfumature, ma anche il cognome del protagonista, Christian Grey, che è ovviamente bello, giovane, imprenditore, ricchissimo. E dominante. Altrettanto ovviamente, la protagonista femminile, Anastasia Steele, è bella, giovane, studentessa, non ricca. Vergine. E sottomessa. Quando lui le mostra la stanza segreta dove tiene frustini, manette e altra attrezzeria sadomaso, lei perde la testa e non solo quella.

Straordinario che centinaia di migliaia di donne americane inneggino, leggendolo, a un libro in cui lui dice a lei come vestirsi, cosa mangiare, quali contraccettivi usare, e soprattutto quale sesso deve piacerle. Hollywood sta comprando i diritti.

fonte: Tuttolibri di oggi, sabato 17 marzo 2012

Una zucca piena di storie...


Ha scritto favole, ballate, filastrocche, romanzi, racconti e poesie; prose poetiche, rime narrative, testi per la musica, canzoncine, canzonieri, storie di magia; poemetti epici, sonetti erotici, episodi mitologici; scherzi, leggende, apologhi, commedie teatrali, narrazioni epistolari e adesso, ma solo per gioco, un’autobiografia.
Per un fenomeno come Roberto Piumini - scrittore prolifico, prodigioso poligrafo, autore vulcanico che, cavalcando con leggerezza le scritture più diverse, scavalcando con arditezza le partizioni fra i generi, fra prosa e poesia, fra letteratura per grandi o piccini, ha pubblicato quasi cinquecento libri - scrivere di sé non poteva che essere «ancora un altro gioco da fare con le parole».

Finzione forse. Di certo non bugia. Perché Piumini, l’ineffabile, incontenibile, inclassificabile, ha trovato una formula magica e sempre indovinata per definire se stesso come «un uomo di parola, in tutti i sensi possibili». Fedele alla parola data, «distribuita ai bambini come il pane», spiega. E fatto, formato, fornito delle parole attraverso cui, nel modo più felice, sfrenato - ma non incontrollato - si esprime. Vi è un che di fanciullesco in lui: la serietà, l’autenticità oltre al divertimento, la curiosità, la fantasia, le inesauribili riserve di energia...

fonte: Alessandra Iadicicco - TuttoLibri de La Stampa di oggi, sabato 17 marzo 2012

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venerdì 16 marzo 2012

E la giornata mondiale del dolce dormire...


Fare attenzione a quello che si mangia e beve, curare il design della camera da letto e utilizzare materassi e cuscini ergonomici. Sono alcuni dei consigli contenuti nella Guida del sonno, il vademecum realizzato dai leader mondiali del riposo, per trascorrere la migliore notte di riposo possibile.
In occasione della quinta Giornata mondiale del sonno organizzata dal World Association of Sleep Medicine (WASM), si ricordano di seguito alcuni capisaldi per trascorrere una notte davvero rigenerante.

Esistono molti nemici del sonno, ossia fattori che contribuiscono a ostacolare il riposo corretto: conoscerli è importante per evitarli. La notte, insomma, è come il giorno: va presa sul serio. Sempre più persone cercano di condurre uno stile di vita sano, fanno esercizio fisico e controllano l'alimentazione, ma spesso dimenticano i benefici di una buona notte di sonno, importante per il benessere psicofisico e fondamentale per il rinnovamento e il riequilibrio del corpo.

Sono molti gli accorgimenti che si possono prendere per regalarsi la miglior notte di sonno possibile. I nemici non si combattono solo prima di coricarsi, ma durante tutto il giorno: per questo bisogna uscire alla luce del giorno, fare esercizio e prestare attenzione a quello che si beve. È poi importante creare un'oasi per il sonno, sistemando la camera da letto con cura: rimuovere le apparecchiature elettroniche, prestare attenzione a luci e rumori, fare ordine e scegliere il materasso e il guanciale giusto. I

l supporto su cui si riposa ha un ruolo importante: per capire se il materasso su cui si riposa è adatto, bisogna chiedersi se la mattina al risveglio ci si sente riposati. Se la risposta è negativa, conviene pensare di sostituirlo. Un buon materasso dovrebbe sostenere collo, schiena, spalle e piedi per consentire il miglior relax. Dormendo con la giusta postura, poi, si possono prevenire o ridurre dolori al collo o alla schiena.

Bisogna poi ricordare che il sonno non è tutto uguale: il semplice fatto di addormentarsi non garantisce il riposo. Durante la notte si attraversano diverse fasi e saltarne qualcuna vuol dire non riuscire a ricaricarsi al meglio. Non esiste poi un numero di ore "giuste" da dormire, ma cambiano da individuo a individuo e dipendono dalle abitudini al sonno, dalle condizioni fisiche e dall'età. Il modo migliore per sapere di quante ore di sonno abbiamo bisogno è ascoltare il nostro corpo: se di giorno ci sentiamo bene, in forma e riposati, significa che si è dormito a sufficienza.

Dolci notti a tutti...

Sii profondamente superficiale...


Ora che per una volta e fuggevolmente sono entrato nella classifica dei più venduti, posso dire liberamente che la maggior parte dei libri in classifica sono illeggibili, e dunque do ragione a Citati che sul «Corriere» lo ha detto senza curarsi delle conseguenze. Ma sono i cattivi scrittori, secondo Citati, che vanno in classifica, o sono i lettori che ce li mandano?
Oggi per un lettore non è tanto facile distinguere la buona letteratura da quella cattiva. Se una volta si poteva dire a cuor leggero: «Non è bello quel che è bello, è bello quel che piace», oggi possiamo dire con sicurezza: «Non è bello quel che è bello, è brutto quel che piace». Oggi ci sono scuole di scrittura che insegnano come si «scrive bene», come si fa un racconto o un romanzo, e come tutti, con un po' di applicazione possono imparare «come si fa». Vuoi un giallo, un poliziesco, un fantascientifico, un romanzesco, uno storico, un fantastico? La ricetta è pronta, si tratta solo di confezionare bene gli ingredienti necessari.

È qui che viene opportuna la non facile distinzione tra la buona letteratura e la cattiva-buona letteratura, che rassomiglia alla prima come l'ottone rassomiglia all'oro...

giovedì 15 marzo 2012

"Il tempo è un bastardo"


Potenza del passaparola. Già premio Pulitzer 2011, il romanzo di Jennifer Egan - "Il tempo è un bastardo" - ritrova un meritatissimo successo in libreria anche a 2012 inoltrato.
«La mia vita adulta sta cominciando in questo istante, stasera» dice trionfalmente, nel flashback che lo mostra ragazzo, uno degli eroi della storia.
Poi, nel giro di pochi anni, gli hippy sarebbero invecchiati, la casa abitata come una tappa verso mete migliori si sarebbe serrata come una trappola, il neonato accarezzato con il naso sarebbe divenuto un estraneo. E sarebbero scomparsi il vinile, il locale dei gruppi di San Francisco, ogni traccia di rumore reale da suoni riprodotti simulando un effetto analogico sul digitale.

Per Bennie Salazar, magnate dell’industria discografica, bastardo è il tempo che falsifica e disperde la sua cerchia di conoscenze, il suo bagaglio di esperienze, il suo repertorio di ricordi e di brani. E bastardo è il tempo, perché falsifica e disperde anche l’identità di chi tutto ciò ricorda.
“Cinque anni sono cinquecento anni” sa il protagonista: nella vita come nella musica. Ma a ritrovare e ricomporre note e istanti perduti il ritmo di una narrazione (straordinaria come questa) vale più di quello di una canzone.

fonte: Alessandra Iadicicco - Panorama online

mercoledì 14 marzo 2012

"Donne che osano troppo"


Le donne muoiono sotto le lenzuola... e non sempre di piacere. Escono dagli incontri con il partner come se scendessero dal ring di un incontro di pugilato.
Osano, estremizzano, azzardano, come per opporsi a stati d'ansia, paure e fragilità che sempre più caratterizzano la donna del terzo millennio.
"Donne che osano troppo" di Tonino Cantelmi e Noemi Grappone è un libro che presenta un'attenta analisi psicologica dei comportamenti sessuali atipici delle donne, a partire dalle premesse biologiche, antropologiche e sociali della sessualità, per giungere al più recente trend culturale che giustifica con la libertà individuale qualsiasi comportamento sessuale, compresi i più bizzarri e rischiosi.
Un clima politically correct che induce a considerare come "audaci" alcuni atteggiamenti estremi che possono essere in realtà sintomo di disagi più profondi non solo per chi ne è autore, ma anche per chi partecipa alla loro trama relazionale e per chi, involontariamente, ne subisce le conseguenze.

martedì 13 marzo 2012

Il caso letterario del porno-salotto


Se fosse stato necessario andare fisicamente in una libreria e chiedere al commesso il libro definito "il porno delle mamme", molto probabilmente “Fifty Shades of Grey” (Cinquanta tonalità di grigio) non avrebbe avuto negli Usa il successo che sta avendo.
Con tutta la discrezione possibile, le mamme lo comprano in internet in formato digitale, e se lo leggono su loro kindle, mentre sono in metro o sul bus, lontano dagli occhi indiscreti di chi ama curiosare le copertine dei libri altrui. E.L. James, scrittrice inglese, è diventata così una celebrità negli States e il suo libro che descrive il rapporto sadomaso tra un affascinante imprenditore e una studentessa è diventato un fenomeno di moda, sconfiggendo i tabù che un po' dappertutto (in alcuni Paesi più che in altri) costellano il mondo del sesso. Le vendite all'interno del Paese a stelle e strisce sono così alte da far tremare i record di grandi colossi commerciali...

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Dante antisemita e islamofobo

La Divina Commedia deve essere tolta dai programmi scolastici: troppi contenuti antisemiti, islamofobici, razzisti ed omofobici. La sorprendente richiesta arriva da «Gherush92», organizzazione di ricercatori e professionisti che gode dello status di consulente speciale con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e che svolge progetti di educazione allo sviluppo, diritti umani, risoluzione dei conflitti.

«La Divina Commedia - spiega all'Adnkronos Valentina Sereni, presidente di Gherush92 - pilastro della letteratura italiana e pietra miliare della formazione degli studenti italiani presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposta senza che via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all'antisemitismo e al razzismo». Sotto la lente di ingrandimento in particolare i canti XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV.

fonte: Il Corriere della Sera online

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lunedì 12 marzo 2012

"Ce n'è ancora di strada..."


Novant'anni fa a St. Petersburg nasceva Jean-Louis Kerouac, in arte Jack, considerato uno dei maggiori e più importanti scrittori americani del proprio secolo (nonché "papà dei beatnik") con il suo stile ritmato e immediato, chiamato dallo stesso Kerouac "prosa spontanea", ispirò numerosi artisti e scrittori, come il cantautore americano Bob Dylan. La sua opera più conosciuta è On the road (Sulla strada), considerata il manifesto beat generation, cui si aggiungono I vagabondi del Dharma e Big Sur che narrano dei suoi viaggi attraverso gli Stati Uniti.

Jack Kerouac passò la maggior parte della sua vita diviso tra i grandi spazi dell'America settentrionale e centrale e l'appartamento della madre a Lowell in Massachussets. Questo paradosso è emblematico; rispetto ai cambiamenti rapidi della sua epoca, provò grandi difficoltà nel trovare il suo posto al mondo, e ciò lo portò a rifiutare i valori tradizionali degli anni cinquanta, oltre che a contribuire alla nascita del movimento dei beatnik. I suoi scritti, di fatto, riflettono questa volontà di liberarsi dalle soffocanti convenzioni sociali del tempo e dare un senso alla sua esistenza, un senso da lui cercato nelle droghe (come la marijuana e la benzedrina), nell'alcol e nella religione, oltre che nei suoi frenetici viaggi.

Kerouac si definì poeta jazz. Esaltò i benefici dell'amore (la passione carnale era per lui la porta del Paradiso) e proclamò l'inutilità del militarismo. Jack Kerouac e i suoi scritti sono considerati precursori dello stile di vita della gioventù degli anni sessanta, quello della Beat Generation, che scosse la società americana nelle sue certezze ed ispirò direttamente i movimenti pacifisti e quelli del maggio 1968. Morì il 21 ottobre 1969, a soli 47 anni.

fonte: Wikipedia

domenica 11 marzo 2012

Ladri di libri...


Si possono rubare 24.000 volumi dalle biblioteche di pubblica lettura e farla franca? A quanto pare sì, ma non in Italia dove le biblioteche non sono così ben rifornite da non accorgersi delle copiose mancanze.

Il colpevole (bibliofilo o bibliomane?) è infatti un insospettabile impiegato ministeriale dell'Assia che negli anni ha depredato gli scaffali di circa una cinquantina di biblioteche tedesche. La polizia è entrata nella sua villetta a Darmstadt, dove vive con la famiglia, e ha trovato libri ovunque, per lo più trattati di scienze naturali e geologia risalenti al 16esimo secolo e scritti in latino.
L'impiegato è stato colto in flagrante mentre usciva da una delle biblioteche di cui era assiduo frequentatore, con un libro in mano. Il bottino è stato giudicato «milionario» dagli inquirenti. Secondo lo Spiegel, l'uomo che rischia fino a dieci anni di carcere, è rimasto muto di fronte alle richieste di spiegazioni della polizia.

D'altronde anche nel nostro Paese il furto di libri in biblioteca è piuttosto diffuso e rappresenta una tipica espressione di malcostume verso un'istituzione pubblica. Molteplici sono le ragioni alla base di questa pessima abitudine: indubbiamente la relativa semplicità unita allo scarso controllo facilitano il ladro, ma non può sottacersi una certa «nobiltà» del furto che potrebbe attenuare il senso di colpa: rubare un libro è, infatti, un'operazione più «culturale» del furto di un ombrello ai grandi magazzini.

Le soluzioni ci sono (dalle bande magnetiche applicate sui libri che ne rilevano l'eventuale spostamento fuori dalla biblioteca alla presenza di appositi adetti) ma sono spesso più costose del valore dei libri sottratti e quindi difficilmente attuabili all'interno dei budget annuali.
Manca una statistica sull'entità dei furti nelle biblioteche italiane ma, anche solo riferendoci ad un caso specifico, come quello della biblioteca di Viterbo, si può comprendere l'entità del problema. I libri in assoluto più gettonati sono i manuali di scacchi (negli anni ne sono spariti 6 su 11) mentre, parlando per categorie, il 19,68% dei furti riguarda la narrativa, il 14,60% il settore scientifico, il 13,96 la filosofia, l'11% l'arte e la linguistica e così via fino alla storia locale (0,5%) che, complice la collocazione nei magazzini, risulta la meno rubata.

Pillola...


"La felicità assoluta? Scrivere un romanzo..."

Pietro Citati


sabato 10 marzo 2012

C'è tort@ per te!


E' passata l'epoca del libro di cucina, pieno di orecchie, note a margine e macchie di sugo e di farina. Oggi le ricette si scaricano dal web perché per tutto c'è un'app e le cucine sempre più piccole non hanno ormai più posto per il tradizionale leggio della nonna o mensole dove riporre i libri di ricette.
I siti più quotati offrono decine di varianti e se ancora non siamo soddisfatte, ci sono sempre i blog che propongono ottime alternative e utili consigli. E' proprio alle regine dei fornelli virtuali che si rivolge "C'è tort@ per te! Ricette e racconti dalle blogger", un manuale frutto di una sfida singolare: sperimentare il gusto soffice del web.
Si tratta di un diario di bordo dove, presentando 16 dessert molto speciali, altrettante donne colgono l'occasione per incontrarsi, raccontarsi, e ricordare momenti speciali della loro vita.
Il libro, il primo ricettario dedicato al "soul food" delle blogger italiane, ha anche un valore benefico: il ricavato dalle vendite del volume andrà a sostegno della campagna Nastro Rosa della Lilt, per la prevenzione del tumore al seno.

Da Sydney, un libro a mille mani...


Mica male l’idea di far scrivere il romanzo di una città a chi la abita. Come se di Londra avessero scritto non Dickens ma i londinesi, e i parigini invece di Balzac, o qualche trasteverino al posto di Gadda.
L’idea è del quotidiano Sydney Morning Herald, che dopo Natale ha pubblicato un primo capitolo di un romanzo collettivo intitolato The necklace, la collana. Come in una catena di sant’Antonio letteraria, i lettori avrebbero dovuto inviare il capitolo successivo, poi il terzo, e così via fino alla conclusione dell’opera. E così è stato.

Ogni sezione ambientata in un quartiere della città, in epoche anche diverse, ma sempre raccontando le peripezie della collana eponima. Che si materializza sulla bancarella di un mercato, cinge il collo di una fanciulla in lutto, e poi fa brutti incontri, vive brividi e sospiri, prende autobus e frequenta alberghi, compie scorribande urbane, e nell’ultimo capitolo incrocia anche Cate Blanchett «usata» come personaggio da uno degli autori. Nella media, bravi. Coinvolgimento, curiosità, spasmo da concorso (mi pubblicheranno?), suspense della serialità: funziona.

Sydney, certo, non è soltanto lo scenario per un serial romanzato a più mani: è stato soprattutto il lord inglese, nato nel 1733, che in Australia non ha mai messo piede ma che ha dato il nome alla sua città più celebre. Fu lui, Tommy Townshend, a spedire i galeotti agli antipodi, avendo scartato l’Africa e altre possibili destinazioni che avrebbero cambiato i destini del pianeta. Fu sempre lui a scegliere il nome Sydney in omaggio a un avo decapitato perché sosteneva che il popolo poteva scegliere o deporre il re. Con tali premesse di imposizione e ribellione, l’Australia continua a riflettere sulla propria storia. Con una bella biografia di Lord Sydney ad opera di Andrew Tink, e con ricostruzioni sempre più minuziose delle imprese e sofferenze di quei galeotti che fecero il Paese. Esce, ad esempio, la storia di una irlandese deportata per avere rubato una pecora durante la carestia del 1848: a proposito di persecuzioni giudiziarie...

fonte: Giovanna Zucconi - Tuttolibri de La Stampa di oggi, sabato 10 marzo 2012

L'orgia dei lettori in declino

Credo che i lettori italiani siano peggiorati negli ultimi trenta-quarant’anni. Non c’è da meravigliarsi. La generazione letteraria del 1910-1924, che pubblicava i propri libri attorno al 1960-1970, è stata la più ricca e feconda apparsa da secoli nella letteratura italiana.

Oggi la lettura tende a diventare una specie di orgia, dove ciò che conta è la volgarità dell’immaginazione, la banalità della trama e la mediocrità dello stile. Credo che sia molto meglio non leggere affatto, piuttosto che leggere Dan Brown, Giorgio Faletti e Paulo Coelho. Intanto, continua la scomparsa dei classici. Gli italiani non hanno mai letto Dickens e Balzac. Oggi, anche Kafka (che nel l970-80 era amatissimo) va a raggiungere Tolstoj e Borges nel vasto pozzo del dimenticatoio. Per fortuna, restano i poeti: o, almeno, una grande poetessa, Emily Dickinson...

fonte: Pietro Citati - Il Corriere della Sera online

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venerdì 9 marzo 2012

53 anni fa il suo debutto... e fece storia


Il debutto del primo esemplare in commercio di Barbie, una delle bambole più vendute al mondo, risale al 9 marzo 1959.

La sua nascita ha del curioso: mentre Ruth Handler guardava sua figlia giocare con delle bambole di carta, si rese conto che spesso le piaceva dare alle bambole dei ruoli da adulti. All'epoca, la maggior parte delle bambole rappresentava neonati. Realizzando che poteva trattarsi di una ottima scelta di mercato, Handler suggerì l'idea di una linea di bambole dall'aspetto adulto a suo marito Elliot, il co-fondatore della casa di giocattoli Mattel.
Inizialmente l'idea non sembrò entusiasmarlo molto. Rielaborando il progetto di una bambola simile a ciò che aveva in mente, commercializzata in Germania, (la Bild Lilli, la Handler, aiutata dall'ingegnere Jack Ryan, creò la prima Barbie, a cui fu dato il nome della figlia degli Handler, Barbara appunto.

Barbie fece la sua apparizione nei negozi il 9 marzo 1959, vestita con un costume zebrato, e con i capelli legati con una lunga coda. Costruita in Giappone, nel primo anno di "vita", furono vendute 350.000 Barbie. Fu anche il primo giocattolo ad avere una strategia di mercato basato massicciamente sulla pubblicità televisiva, metodo successivamente ripresa da tutti i giocattoli a venire (è stato stimato che oltre un miliardo di Barbie sono state vendute in oltre 150 nazioni, tre al secondo). Mentre Barbie si rivelava uno dei giocattoli più venduti in assoluto, Mattel ne accresceva il mito, inventando una vera e propria biografia. Alla bambola venne assegnato un nome completo, Barbara Millicent Roberts, oltre ad una famiglia e ad amici, che costituivano un nuovo sistema di personaggi accessori da vendere a ragazzine e collezionisti.

Curiosità: Una delle critiche più frequenti mosse contro la bambola è quella di promuovere una immagine della donna anatomicamente poco realistica, con il rischio conseguente che le bambine aspirino ad avere quel tipo di corpo e portarle all'anoressia. Per tale motivo dal 1997, il corpo della Barbie è stato modellato affinché avesse un bacino più ampio.
Nel settembre 2003 l'Arabia Saudita ha messo fuori legge la vendita delle bambole Barbie, trovandole non conformi con i principi dell'Islam. Il "Comitato per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione dal vizio" ha affermato che "le bambole ebree Barbie, con i loro abiti succinti e le loro pose peccaminose, sono il simbolo della decadenza del perverso occidente".
Il 12 agosto 2004 Barbie ha annunciato la sua campagna elettorale per diventare presidente degli Stati Uniti, rappresentando il Partito delle Ragazze, creando un vero e proprio programma elettorale scritto da Mattel.
Mattel ha stimato che esitono oltre 100.000 collezionisti di Barbie. Il 90% sono donne, di un'età di circa 40 anni, che acquistano una ventina di nuove Barbie ogni anno. Il 45% di loro spendono oltre 1000 dollari ogni anno per la loro collezione.

fonte: Wikipedia

giovedì 8 marzo 2012

Scrittrici in incognito, contro il pregiudizio


Donne e scrittura. Un binomio che non è mai stato facile coniugare. Né oggi, né in passato. Jane Eyre, Cime tempestose, L’inquilino di palazzo Wildfell: capolavori della letteratura di tutti i tempi, romanzi che abbiamo letto o sentito nominare.
Eppure pochi conoscono i retroscena delle tre donne che li scrissero. Storie drammatiche e appassionate, costellate di dolori, privazioni, rinunce, povertà, solitudine, morte; ma anche di passioni, sogni, speranze, ambizioni. E molto coraggio. Lo stesso di tante altre scrittrici che, soprattutto nei secoli scorsi, videro la propria espressione letteraria ed artistica ostacolata da dogmi, pregiudizi, ideologie.
Nascere donna nell’Inghilterra dell’Ottocento significava infatti non avere quasi alcuna possibilità di fama e successo. E crescere in uno sperduto villaggio di campagna, in una famiglia numerosa, rendeva le cose ancora più difficili. Ma Charlotte, Emily e Anne Brontë osarono sfidare il mondo: erano donne ben consapevoli del proprio talento letterario, fuori dal comune. Fu così che non si fermarono davanti ai pregiudizi dell’epoca e, nel 1847, i tre fratelli Ellis, Acton e Currer Bell, pseudonimi dietro i quali si nascosero le tre sorelle, pubblicarono presso due note case editrici londinesi i loro romanzi, sconvolgendo il mondo editoriale e culturale del Paese.
Ma neppure questo evento così importante fu sufficiente a cambiare la vita delle Brontë che, celate dietro un anonimato tenacemente difeso, continuarono a vivere, sognare e scrivere nell’isolamento e nella loro dolorosa solitudine. Le opere, divenute presto classici della letteratura anglosassone, anche se considerate rozze da alcuni critici, furono tuttavia sottoposte a continue controversie: il dubbio se dietro al nome di Bell vi fossero veramente degli uomini, si insinuò per anni negli ambienti editoriali.

Il caso poi di George Eliot, alias Mary Anne Evans, una delle più importanti scrittrici britanniche dell'epoca vittoriana costretta a pubblicare con uno pseudonimo maschile i suoi romanzi, fa “storia”. Eppure, scorrendo i nomi delle narratrici dei secoli scorsi, è facile riscontrare l'abitudine di uno pseudonimo quale stratagemma usato dalle donne per mantenere l’anonimato, per non esser guardate di sottecchi ed essere accettate come scrittrici nel circuito letterario.
Ancora agli inizi del Novecento la donna era prigioniera di dogmi ancorati e non compatibili con l’universo della scrittura: mascherarsi dietro un nome maschile per aggirare la censura sociale e morale che conduceva a una sorta di riprovazione, è stata, in molti casi, l’unica strada percorribile per proporsi in una società maschilista che non riconosceva alla donna talento creativo e professionalità letteraria.
L’erotismo, la passione, il femminismo, la voglia di indipendenza si fusero in una scrittura clandestina perché protetta dall’anonimato di un nome fittizio, funzionale ad evitare lo scandalo negli ambienti di appartenenza, tanto per le donne del ceto medio quanto per quelle di un elevato stato sociale.

Sui pregiudizi che prima del Novecento gravavano sulle donne che scrivevano o dipingevano ma che, per tradizione, avrebbero dovuto invece dedicarsi alla cura della famiglia e della casa, Virginia Woolf scrisse il saggio “Una stanza tutta per sé”, pubblicato nel 1929: consapevole delle enormi difficoltà che una donna doveva superare per realizzarsi intellettualmente e artisticamente, l'autrice ripercorse le vicende letterarie femminili, le loro possibilità (quasi nulle) di essere ammesse ad una cultura di esclusivo appannaggio maschile - come era stato fino ad allora nella società patriarcale - affermando che era necessario rivendicare uno spazio fisico ed il denaro per soddisfare le proprie aspirazioni più profonde. Emancipazione insomma.

Anche in Italia, tra l'Otto e il Novecento, le donne si dedicarono con sempre più frequenza all'attività letteraria ed intellettuale in qualità di scrittrici. Non sempre però viste di buon occhio dai colleghi di sesso maschile, specialmente se alla donna tradizionale, mediterranea, quietamente sottomessa si contrapponeva quella femminista ed indipendente, che rifletteva sulla condizione di oppressione femminile e la denunciava.
Vicende del passato? Non proprio, visto che fino a non molto tempo fa l'editoria ha storto il naso davanti ad un nome di donna. Negli anni '50 e '60 molte scrittrici di fantascienza sono dovute ricorrere a pseudonimi maschili e/o anglosassoni. Il perché è semplice: era scontato che a scrivere e leggere fantasy fossero solo uomini e quando una donna vi si accostava, si credeva lo facesse solo perché stanca dei soliti generi letterari femminili.

Infine l'esempio, assurdo seppur recente, di Joanne Rowling, la cui fama è legata alla fortunata serie di romanzi di Harry Potter, firmati però con lo pseudonimo di J.K.Rowling: il primo lavoro, Harry Potter e la pietra filosofale, terminato nel 1995, venne inviato a tre differenti case editrici, che rifiutarono di pubblicare il romanzo. Due anni dopo, la Bloomsbury accettò il manoscritto chiedendo però all'autrice di utilizzare un nome fittizio: l'editore era infatti preoccupato che il pubblico considerato target del libro, ossia gli adolescenti, accettasse con difficoltà una scrittrice donna. Joanne scelse quindi di usare solo l'iniziale del proprio nome, accostato a quello della nonna, Kathleen, e di firmarsi J. K. Rowling.

fonte: Paola Malcotti (me), l'Adige di oggi, giovedì 8 marzo 2012

martedì 6 marzo 2012

Scrittrici di talento, ma prima di tutto Donne!


Jane Eyre, Cime tempestose, L’inquilino di palazzo Wildfell: capolavori della letteratura di tutti i tempi, romanzi che tutti abbiamo sentito nominare. Eppure pochi conoscono la straordinaria storia delle tre donne che li hanno scritti.
Una storia drammatica e appassionata, costellata di dolori, privazioni, rinunce,
povertà, solitudine, morte, ma anche di passioni, sogni, speranze, ambizioni,
coraggio e talento.

Nascere donna nell’Inghilterra dell’Ottocento significava non avere quasi alcuna possibilità di fama e successo. Nascere donna in uno sperduto villaggio di campagna dello Yorkshire, in una famiglia numerosa, rendeva le cose ancora più difficili. Ma Charlotte, Emily e Anne Brontë erano donne dotate di un talento letterario fuori dal comune, e ne erano ben consapevoli.

Fu così che non si fermarono davanti ai pregiudizi dell’epoca e sfidarono il mondo. Fu così che, nel 1847, i tre fratelli Ellis, Acton e Currer Bell, pseudonimi dietro i quali si nascondevano le tre sorelle, pubblicarono presso
due note case editrici londinesi i loro romanzi, che scossero il mondo editoriale
e culturale del Paese. Eppure questo evento così importante non cambiò la vita delle Brontë, che, nascoste dietro un anonimato tenacemente difeso, continuarono a vivere nell’isolamento e nella dolorosa solitudine di Haworth, sognando e scrivendo meravigliose avventure.

Tra storia e fiction, Juliet Gael, americana, laureata in letteratura francese all’Università del Kansas, fa il ritratto delle sorelle più famose della storia della letteratura britannica nel suo "Miss Brontè"...

lunedì 5 marzo 2012

Edith nel Paese degli Spaventapasseri


Tutti conoscono Alice, la famosa protagonista del viaggio nel Paese delle Meraviglie scritto da Lewis Carroll. Pochi si ricordano di Edith, la sua sorellina di 8 anni. È lei la protagonista di un'incredibile avventura in un Paese così assurdo da far concorrenza a quello visitato dalla celebre sorella. Finalmente, questo viaggio fantastico viene raccontato per la prima volta, da Mauro Neri, nelle pagine di "Edith nel Paese degli Spaventapasseri".

Edith – arrabbiata coi grandi di casa perché non la capiscono e la trattano come una bimba – entra nel meraviglioso mondo del Bosco delle Venti Querce. Scivolata per caso tra le radici di una grande quercia e caduta attraverso una botola in uno spettacolare mondo sotterraneo in cui il cielo è giallo, l’erba violetta e le foglie degli alberi color del rame, Edith, in compagnia dello scoiattolo Gellindo si trova a vivere una serie infinita e sorprendente di avventure strambe e quanto mai pazze.

Conosce Gatto Senzanome e Maestro Abbecedario, il maggiordomo Epifanio Rimbrotti e la civetta Brigida, Passion di Fiaba e il vecchio nonno Empedocle. Viene coinvolta in uno strano e pericoloso ballo dagli spaventapulcini del Villaggio degli Spaventapasseri. Incontra la Tigre Berenice che è innamorata del buon toro Torotauro. Nella città-labirinto di Petraperta incontra VecchioCarlo, uno strano e anziano scrittore che é in realtà proprio Lewis Carrol, l’autore della «vecchia» Alice nel paese delle meraviglie. In uno strano “museo” tutto bianco e col tetto a cupola traforata, s’imbatte in alcune opere d’arte che magicamente prendono vita uscendo dalle cornici o scendendo dai piedistalli. Cade tra le grinfie di una pazza combriccola di BuonCattivi, spaventapasseri che cambiano d’umore a ogni istante, e conosce Ticche-Tàcchete, uno stranissimo orologiaio che vive disperato perché gli orologi della sua collezione non battono mai la stessa ora!

Avventure strabilianti si dipanano capitolo dopo capitolo, per ricreare la meraviglia della fantasia un secolo e mezzo dopo la storia di Alice: una fantasia scattante, che sorprende a ogni pagina, che sfida le attese dei giovanissimi lettori e insegna loro che per diventar grandi bisogna soprattutto armarsi di generosità, di coraggio e di molta pazienza.

Oggi avrebbe centodue anni...

A Pescara, il 5 marzo 1910, nasceva Ennio Flaiano, sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinematografico e drammaturgo italiano. Specializzato in elzeviri, Flaiano scrisse per Oggi, Il Mondo, il Corriere della Sera e altre testate.

Il nome di Flaiano è legato indissolubilmente a Roma, città amata e odiata. Testimone delle evoluzioni e degli stravolgimenti urbanistici, dei vizi e delle virtù dei cittadini romani, Flaiano ha saputo vivere la capitale in tutti i suoi aspetti, tra cantieri, locali della "dolce vita", strade trafficate.

Fine ed ironico moralista – ma anche acre e tragico al tempo stesso – produsse opere narrative e varie prose tutte percorse da un'originale vena satirica ed un vivo senso del grottesco, attraverso cui vengono stigmatizzati gli aspetti paradossali della realtà contemporanea. Creava continuamente mottetti e aforismi, molti dei quali ancora in uso comune.

Fu il primo vincitore del Premio Strega, nel 1947, con il suo più famoso scritto, Tempo di uccidere.
Flaiano morì a Roma, il 20 novembre 1972

domenica 4 marzo 2012

Oggi avrebbe novant'anni...


Il 5 marzo 1922 nasceva a Bologna Pier Paolo Pasolini, poeta, giornalista, regista, sceneggiatore e scrittore italiano.

Considerato oggi uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo, Pasolini era dotato di un'eccezionale versatilità culturale e si distinse in numerosi campi, lasciando contributi nel campo della letteratura, del teatro, della linguistica, nel cinema e nel giornalismo.

Attento osservatore della trasformazione della società dal Dopoguerra sino alla metà degli anni Settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi italiana, ma anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti.

Nella notte tra il 1 e il 2 novembre 1975 Pasolini venne ucciso in maniera brutale: percosso a colpi di bastone e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma; il cadavere massacrato venne ritrovato il mattino dopo. Sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo.

fonte: Wikipedia

Ci salverà solo la "libridine"


Prima viene la Bibbia. Seconda la biografia del profeta Steve Jobs. Al sesto posto le tavole delle legge di Timothy Ferris, il guru di «4 ore alla settimana per il tuo corpo» («Regola numero 1: evitate i carboidrati “bianchi”»). Sono tra i libri più sottolineati di Amazon, riduzione digitale della biblioteca di Babele. La classifica è affidabilissima (e discutibilissima aggiungo io) perché siamo noi inavvertitamente a compilarla quando, leggendo un ebook, evidenziamo con un dito un passaggio che ci piace. A quel punto l’algoritmo calcola quante altre persone hanno segnato lo stesso titolo o apprezzato la stessa frase e compila la graduatoria sul sito. Così la lettura diventa statistica. Social. I libri degli altri diventano i nostri. Non necessariamente dall’inizio alla fine, magari solo alcune righe rimarchevoli. Tra qualche anno, alla domanda «l’hai letto?», si potrà rispondere senza mentire «sì, ma solo le dieci frasi più annotate». Probabilmente Borges non sarebbe contento. Bauman, invece, potrebbe intenderlo come l’ennesimo inveramento della «modernità liquida», con tutta la frammentarietà che l’accompagna.

Filosofie a parte, il salto è davvero forte. E di recente sempre più persone si sono convinte a farlo. Il mercato ratifica la tendenza. L’inglese Penguin ha appena annunciato che i suoi introiti da ebook sono raddoppiati in un anno e costituiscono il 12 per cento del fatturato. Sempre in Gran Bretagna è avvenuto il sorpasso dei titoli elettronici rispetto alle nuove uscite in brossura, 35 mila contro 28 mila nel 2011.
Accelerazione fortissima anche in Italia: 1600 titoli nel 2009, 7000 un anno dopo e quasi 20 mila all’ultimo Natale. Il problema, da noi, è che tanta offerta partorisce per il momento solo lo 0,1 per cento del fatturato. Ma a giudicare dall’attivismo editoriale sembra chiaro a tutti che il conto economico cambierà in fretta. Chi supera l’ostacolo culturale difficilmente torna indietro. L’argomento dei tradizionalisti è quello cui Luciano De Crescenzo aveva appiccicato un’etichetta fortunata: «libridine», ovvero il godimento di avere tra le mani l’oggetto di carta. L’esperienza tattile si perde, e non è perdita da poco, ma quella cognitiva viene aumentata in così tanti modi che nel complesso la compensa con gli interessi.

fonte: Riccardo Staglianò - la Repubblica.it

Heidi vota: prezzo fisso del libro?

Domenica 11 marzo in Svizzera si vota. Cinque referendum popolari. Portare le ferie obbligatorie da quattro a sei settimane all'anno, sì o no? Limitare il numero delle seconde case, sì o no?
E: abolire il prezzo fisso dei libri, sì o no? Quest'ultimo pare sia il più controverso.
In Italia la legge Levi, che dopo tormentose discussioni ha fissato lo sconto massimo al 15%, rischia di essere annullata dall'ondata di liberalizzazioni governative.
In Svizzera c'è da marzo una legge che stabilisce che lo sconto massimo non può superare il 5%, e saranno invece i cittadini a confermarla oppure abrogarla. È uno scontro politico: e poiché la politica ormai è fatta dal mercato, a raccogliere le firme per il referendum insieme alla destra (liberali, Udc, partito pirata) è stata anche la maggiore catena libraria svizzera, Migros.

Per contrapposte retoriche, sia i sostenitori del no sia i sostenitori del sì dicono di parlare in nome dell'interesse supremo dei consumatori. Che vogliono prezzi più bassi! Che vogliono librerie indipendenti, biodiversità culturale, salvaguardia del libro! Di qua manifesti rossi con un vermetto che esce da un libro e la scritta «No al prezzo fisso». Di là manifesti con una bambinetta lettrice che assomiglia tanto a Heidi, e la scritta «Sì al libro».

Poi, al di là della propaganda, ci sono i fatti. Un piccolo Paese con quattro lingue nazionali, 5000 biblioteche, 2500 autori che scrivono circa 1500 nuovi titoli all'anno, e 500 editori che ne pubblicano 10mila. Un miliardo di franchi svizzeri il giro d'affari delle librerie, per 40 milioni di copie vendute. L'80% dei libri venduti sono importati. Nella Svizzera francese, uno stesso libro può costare anche il 40% in più che in Francia. E poi c'è Internet: gli sconti vanno regolamentati anche nelle librerie online? E come?

Librai, editori, scrittori, economisti, giuristi: gli esperti discutono. Ma saranno i non esperti a scegliere fra Heidi e il vermetto.

fonte: Giovanna Zucconi - Tuttolibri di ieri, sabato 3 marzo 2012

Gli orti felici...


Per Paolo Pejrone le necessità primarie di un orto sono poche ed essenziali: il sole, l'acqua, la buona terra, il concime naturale. E poi molta pazienza nel coltivarlo. "Un orto - scrive - è il risultato di tanto lavoro: la zappa e la vanga, il rullo e il rastrello non vanno mai adoperati al risparmio."

Gli orti raccolti in questo volume - essenzialmente fotografico -sono generalmente parte di un più ampio giardino nel quale si integrano con armonia. Sono orti di varia dimensione e natura, anche per le diverse caratteristiche climatiche del luogo in cui sorgono, poiché sono disseminati tra il Piemonte e il Lazio, in zone pedemontane o in aperta campagna, in riva a un lago o affacciati sul mare. Alcuni si distinguono per l'apparente naturale semplicità, essenziali elementi strutturali come pergolati, tralicci e tutori. In altri, lo spazio coltivato è ordinatamente diviso in "stanze" da vere e proprie pareti vegetali; oppure in aiuole delimitate da cassette di rami intrecciati o da semplici bordure di fiori. In altri ancora, ortaggi, frutti ed erbe aromatiche sono volutamente mescolati a creare un effetto di lussureggiante allegria.

Infine ci sono gli orti decorativi, in cui ai tradizionali ortaggi si aggiungono o si sostituiscono i fiori coltivati. Gli oltre venti orti, disegnati dai più importanti progettisti di verde attivi oggi in Italia, sono altrettanti esempi di spazi coltivati con finalità alimentari dove anche l'occhio ha la sua parte, dove è piacevole passeggiare e sostare ad ammirare la natura.

sabato 3 marzo 2012

Letteral-appuntamenti primaverili

- Bok, il Festival della piccola e media editoria arrivato alla sua quinta edizione, originariamente in programma sabato 4 e domenica 5 febbraio, con ingresso libero, al Foro Boario di Modena, è stata posticipata di un mese al 3 e 4 marzo a causa del maltempo. Curatori della manifestazione sono Rossella Diaz e Francesco Zarzana dell’associazione culturale Progettarte, affiancati dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Modena e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Nell’edizione 2012 si terrà la premiazione del “Premio Letterario 2 Vittorie”, per opere pubblicate nel periodo compreso tra settembre 2010 e novembre 2011. Info: www.bukmodena.it - www.progettarte.org - www.scrivendovolo.it

- si conclude il 9 marzo la terza edizione del Festival della narrativa francese a Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze e Napoli. Il “Festival de la Fiction Française”, organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia, ha l’obiettivo di accendere i riflettori sulla letteratura francese contemporanea, presentando in Italia autori di libri in lingua francese recentemente pubblicati in italiano. Lontano dagli stereotipi, gli autori dimostreranno che la letteratura francese è più diversa di quanto si creda, e può essere aperta sul mondo, la società, la storia - senza però rinnegare le sue ambizioni popolari o intellettuali. Tra gli appuntamenti, segnalo quello del 6 marzo a Roma con Eric-Emmanuel Schmitt e a Napoli con Nicolas Fargues all’Institut Français. Info: www.institutfrancais-italia.com

- dal 23 aprile (Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore) torna Il maggio dei libri, la campagna nazionale di promozione della lettura promossa dal Centro per il libro e la lettura, e dura un mese. Info, calendario degli appuntamenti e approfondimenti: www.cepell.it o ilmaggiodeilibri@cepell.it

giovedì 1 marzo 2012

"Lettere a Kurt", un libro ricorda il frontman dei Nirvana...


Il chitarrista delle Hole, Eric Erlandson, ha scritto un libro sulla vita di Kurt Cobain intitolato "Lettere a Kurt". Il musicista 49enne che ha creato l'album 'Celebrity Skin' con la vedova di Cobain, Courtney Love, pubblicherà il volume con le sue riflessioni sul rock 'n roll, sull'abuso di droghe e sulla perdita del frontman dei Nirvana. Il libro uscirà l'8 aprile, tre giorni dopo il 18esimo anniversario della morte del cantante e conterrà prose e poesie in memoria della scomparsa stella della musica.

"Non mi sentivo in diritto di scrivere un memoriale ma questo libro mi è venuto fuori un paio di anni fa", ha detto Eric al New York Times. "Sembrava la strada giusta da percorrere ma al contempo ho avuto molte esitazioni". Pare che Eric non abbia ancora parlato del libro a Courtney, con cui ha avuto diversi problemi nel corso della scissione della band delle Hole nel 2002, e si aspetta che alcuni capitoli possano essere fraintesi dalla cantante 47enne.

"Fino a settembre dello scorso anno mi chiedeva di suonare con lei, ma già a ottobre sentivo che stava per avvenire una trasformazione nel nostro rapporto. Non le ho mai detto che stavo scrivendo il libro ma sono certo che ad oggi ne abbia già sentito parlare". Poi il musicista Eric ha precisato di un capitolo che sembra indirizzato a Courtney, ma che in realtà è dedicato a sua madre e a suo avviso sarà quello che più di tutti sarà frainteso dalla Love.

fonte: RaiNews24

170 anni dopo, una fiaba senza lieto fine...


Un racconto inedito della scrittrice inglese Charlotte Bronte (1816-1855), una fiaba senza lieto fine ritrovata nel Museo Reale di Mariemont a Bruxelles, è stato pubblicato 170 anni dopo la sua composizione. Il breve testo si intitola ''L'ingratitudine'' e fu scritto in francese il 16 marzo 1842, quando Charlotte, insieme alla sorella minore Emily, futura autrice di ''Cime tempesose'', si trovava a Bruxelles per studiare la lingua straniera. L'inedito appare ora sulla versione on line e sull'edizione cartacea della ''London Review of Books''.

Il racconto è stato portato alla luce da Brian Bracken, un ricercatore d'archivio che vive a Bruxelles e specialista dell'opera letteraria delle tre sorelle Bronte. Con tutta probabilità, precisa Bracken, ''L'ingratitudine'' non era un vero e proprio racconto breve ma più che altro un compito di scrittura, che era stato assegnato a Charlotte Bronte dal suo insegnante, Constantin Heger, il tutore belga di cui la scrittrice s'innamorò perdutamente, nonostante fosse sposato, e al quale indirizzò anche alcune lettere d'amore, recentemente pubblicate in volume.

Il racconto, composto in un francese grammaticalmente incerto, con una serie di errori soprattutto di ortografia, narra la storia di un topolino che scappa dall'accogliente tana del padre protettivo in cerca di avventure nella campagna. Bracken ritiene che lo stile adottato dalla ventiseienne Charlotte sia stato mutuato da quello delle fiabe di La Fontaine. Pur essendo una storia quasi infantile, non si conclude tuttavia con un lieto fine. Il racconto mette in scena il contrasto tra la solenne devozione paterna con l'improvviso abbandono della casa di famiglia, facendo emergere un atto di ''ingratitudine''.

fonte: AdnKronos

Fai bei sogni... non so se ti leggerò


«Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi.»

Fai bei sogni è la storia di un segreto celato in una busta per quarant’anni. La storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma, e il mostro più insidioso: il timore di vivere. Fai bei sogni è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa. Un amore, un lavoro, un tesoro. E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi. Come il protagonista di questo romanzo. Uno che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perché il cielo lo spaventa, e anche la terra. Fai bei sogni è soprattutto un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla. Immergendosi nella sofferenza e superandola, ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti.

Massimo Gramellini ha raccolto gli slanci e le ferite di una vita priva del suo appiglio più solido. Una lotta incessante contro la solitudine, l’inadeguatezza e il senso di abbandono, raccontata con passione e delicata ironia. Il sofferto traguardo sarà la conquista dell’amore e di un’esistenza piena e autentica, che consentirà finalmente al protagonista di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo.

Nonostante stimi moltissimo Gramellini (forse più come giornalista che come scrittore), nonostante i contenuti del suo secondo romanzo che sembrano essere in linea con il mio vivere, non so se leggerò questo libro. Se non altro non nell'immediato. E questo per un solo semplice motivo: esce in questi giorni nelle librerie ed è già un best seller, ancor prima di aver venduto una sola copia. Il potere del marketing editoriale è immenso, ed è ciò che mi infastidisce di più... Da qui la mia cronica ritrosia nel scegliere, sugli scaffali, il romanzo di un grande personaggio pubblico. Mi spiace, ma io continuerò a preferire gli esordienti, gli scrittori sconosciuti e bistrattati, coloro che, per riuscire ad emergere, devono fare mille sacrifici e superare mille delusioni. No, non sto dalla parte delle case editrici che antepongono i loro interessi ed il nome (famoso) dello scrittore al contenuto del libro.

Mi spiace per Gramellini, mi spiace davvero, perché sento che il romanzo sarà interessante: se leggerò Fai bei sogni lo farò tra diversi mesi, quando sarò sicura che non sarà più ai primi posti delle classifiche (è scontato che sarà ai vertici delle hit) e solo quando tutto il clamore si sarà spento.