domenica 30 dicembre 2012

Elogio delle piccole librerie

Ci si occupa dei panda, della foca monaca, del passero marsicano. E le piccole librerie , non sono specie a rischio? Hanno ancora un futuro? Sono accerchiate da ogni lato: Amazon e Ibs, gli e-book, le grandi catene di cui sono proprietari gli editori: Feltrinelli, Mel books, Mondadori etc.
Sembrerebbe il momento di scappare, di cercare un altro lavoro: ma c’è chi un altro lavoro ce l’aveva, e ha scelto di fare il libraio.
 
Vi racconto tre storie: Marina e Gianpiero hanno fatto i camionisti, poi, in cerca di un lavoro più stanziale, hanno preso in gestione un distributore di benzina. Giampiero riempiva le vetrine del gabbiotto di citazioni letterarie. Un cliente architetto, Pasquale Pinna, gli ha proposto di fare il libraio. E così è nato Il viaggiatore immaginario, una libreria che ad Arezzo è un’istituzione. La differenza la fa la competenza: Gianpiero consiglia e perfino sconsiglia, Marina ripara con la naturale gentilezza agli spigoli del marito: le vetrine sono un esempio di come si possa essere creativi, proponendo estrosi temi, tipo “ la mezzanotte”o “provviste per l’inverno”: chi è incuriosito può vederle nel loro sito. Una catena voleva rilevare tutto, comprare il magazzino e assumere i due librai. Ma non si vende un sogno, per di più ben realizzato.
 
Luigi Licci era un broker di successo, che per il suo lavoro viaggiava in tutto il mondo. Alla passione dei viaggi si accompagnava quelli per i libri di viaggio: quando si è stufato del suo mestiere Luigi ha preso la libreria Gulliver, nel centro di Verona, e ne ha fatto un punto di incontro. Una volta mi ha invitato a presentare un libro in una villa nella campagna, in una serata infra settimanale: non ci sarà nessuno, pensai. Arrivarono cento persone: ci fidiamo delle proposte di Licci, mi dissero. Io pensai alle tante presentazione male organizzate e peggio pubblicizzate di grandi librerie di catena a Milano o a Roma.
 
Di Danilo mi hanno raccontato due lettori viaggiatori incontrati in India, Ruggero e Paola. La libreria Quo Vadis di Pordenone è un punto di incontro di veri viaggiatori che il libraio aiuta anche nella preparazione del viaggio. Come se, comprando un libro di cucina, il libraio ti accompagnasse anche a fare la spesa. Danilo lavorava in un’industria tessile, la crisi è stata la spinta a mollare gli ormeggi e partire. Ha sempre letto letteratura di viaggio, è la sua passione. “Ho viaggiato molto tra le righe”, dice. Appena mi capiterà di passare dalle sue parti non mancherò di visitare la sua libreria. Tutte le librerie sono luoghi di confine, ma la Quo Vadis di Pordenone di più.
 
Come sostenere queste vere librerie? Semplice, non ci facciamo allettare da un euro in più di sconto: un buon libraio tiene titoli che non troveremo mai nei supermercati, conosce i tuoi gusti, si impegna nella ricerca di un libro “scomparso”, ospita senza pressare all’acquisto persone affini, che magari diventano amiche.
Non è avido, altrimenti venderebbe merci dove si ricarica il trecento per cento e non quel magro trenta da cui levare spese, stipendi … e sconto.
Ho raccontato solo tre storie, trasmigrazioni da lavori diversi, per questa avventura coraggiosa che è aprire una piccola libreria in provincia. Non si offenda chi non ho citato. Spero che chi legge racconti altre librerie, altre storie. Pubblicità manifesta, per evitare che piccole luci di cultura si spengano.
 
fonte: Andrea Bocconi @ Il Fatto online

giovedì 27 dicembre 2012

Un libro ammette il genocidio armeno e la Turchia non lo censura

Le notizie sono due: 1) che un nipote del famigerato Cemal Pasha, organizzatore del genocidio armeno durante la prima guerra mondiale, in questo ultimo scorcio di 2012 ha scritto un libro per ammettere la realtà del genocidio (da sempre negata dai turchi) citando con abbondanza documenti e lettere di famiglia, e 2) che questo suo libro viene regolarmente pubblicato in Turchia, e in lingua turca, nonostante il fatto che in quel Paese parlare di genocidio armeno sia un reato, eppure le autorità non prendono alcun provvedimento. 

Potrebbe voler dire che la Turchia, anche senza abrogare formalmente il divieto di parlare del genocidio, ha deciso di farlo cadere silenziosamente; e questa sarebbe una bella cosa. Oppure la mancata incriminazione del giornalista Hasan Cemal può significare che le autorità stanno zitte e ferme per non creare un altro caso come quello di Oran Pamuk, il Premio Nobel turco per la letteratura che finì sotto processo appunto per aver scritto e parlato senza mezzi termini del genocidio armeno; per il Paese il processo fu di imbarazzo più delle stesse dichiarazioni di Pamuk.

Nel suo libro Hasan Cemal, che lavora per il quotidiano turco Milliyet, è stato molto esplicito nel prendere posizione: le parole «genocidio armeno» compaiono già nel titolo, e Cemal scrive senza mezzi termini che «negare il genocidio significherebbe rendersi complici di questo crimine contro l’umanità». Aggiunge: «Quel che è successo nel 1915 non è una questione del passato, ma del presente. Possiamo trovare pace solo facendo pace con la storia, ma la storia vera, non una storia inventata o alterata come la nostra».

Gli armeni, che hanno popolato l’Anatolia orientale per migliaia di anni prima che ci arrivassero i turchi, sono improvvisamente scomparsi fra il 1915 e il 1916, e si trattava di almeno un milione e mezzo di persone. I turchi negano che si sia trattato di un genocidio pianificato e contrappongono la tesi di un limitato numero di vittime in disordini civili in entrambe le comunità; il che però non spiega nulla, e lascia inspiegata la scomparsa dell’intero popolo armeno dal territorio.

L’Unione europea non ha messo il riconoscimento del genocidio armeno come condizione per ammettere la Turchia nell’Ue, ma fra le condizioni dell’accesso figura la libertà di parola su ogni questione, inclusa questa, e quindi anche la fine del divieto legale di parlarne. Il quotidiano turco Zaman nel recensire (come hanno fatto altri giornali del Paese) il libro di Hasan Cemal, ha commentato che «la Turchia è sulla strada di infrangere uno dopo l’altro tutti i suoi tabù».

fonte: La Stampa.it

mercoledì 26 dicembre 2012

Nel 2013 il nuovo libro su James Bond

Da «Skyfall» ai «Sixties»: il prossimo romanzo su James Bond, che porterà la firma dello scrittore britannico William Boyd, sarà ambientato nel magico anno 1969. L’agente 007 sarà così intrufolato nel mondo di Woodstock, delle proteste contro la guerra in Vietnam e del primo uomo che mise piede sulla Luna.

Per i 60 anni della nascita della spia più famosa del mondo, che cadranno nel corso del 2013, la Ian Fleming Foundation ha scelto William Boyd, autore di bestseller come «Brazzaville Beach» e «Come neve al sole», per scrivere la nuova avventura della spia più famosa e amata del mondo. Il nuovo romanzo, il cui titolo è ancora segreto, sarà pubblicato in Gran Bretagna, Irlanda e negli stati del Commwealth nell’autunno del 2013 da Jonathan Cape, la storica casa editrice che per prima stampò i romanzi di Ian Fleming (1908-1964), e contemporaneamente in Canada e negli Stati Uniti dalla Harper Collins.

«Per ora posso solo dire che il mio libro sarà ambientato nel 1969 e James Bond sarà un uomo di 45 anni», ha detto Boyd in alcune brevi interviste ai media britannici, anticipando che l’ambientazione della storia farà sentire anche i fermenti sociali e politici della fine degli anni Sessanta, un periodo peraltro non conosciuto da Ian Fleming, dato che l’autore morì nel 1964. «Bond non sarà certo un giovanotto nel pieno del fulgore e delle sue capacità fisiche come nell’esordio del 1953», ha aggiunto Boyd.

Secondo le poche anticipazioni fornite, nella prossima avventura di 007 non ci dovrebbero essere nascondigli all’interno di montagne piene di bombe nucleari, ne signori del male che vogliono distruggere il mondo con virus letali. «Sarà una missione quasi ordinaria, per un uomo di mezz’età che andrà orribilmente per il peggio», ha un po’ scherzato Boyd. William Boyd è il terzo scrittore nell’ultimo decennio ad essere stato ingaggiato dalla Ian Fleming Foundation per scrivere una nuova ed originale avventura di James Bond, succedendo a Sebastian Faulks, autore nel 2008 del romanzo «Non c’è tempo per morire», e a Jeffery Deaver, autore nel 2011 di «Carta Bianca».

fonte: La Stampa.it

sabato 22 dicembre 2012

Il Natale di Sara

La neve scende lenta

nel suo candido sapere,

come gocce di ghiaccio

che si sciolgono a vedere.


Bianco è diventato il mondo,

nell'inverno più profondo,

solo allegre canzoni

a riscaldare le emozioni.


Tutte le persone

si perdonano ogni errore,

i regali più sinceri

sono quelli fatti con il cuore.


E' Natale!!!


di Sara Damilla Negri (11 anni)

giovedì 20 dicembre 2012

Da oggi i Rotoli del mar Morto si possono studiare online

A 65 anni dalla loro accidentale scoperta da parte di un pastore beduino che ricercava una capra sperduta, i Rotoli del Mar Morto possono essere ora studiati ovunque al mondo grazie a un’iniziativa dell’Autorità israeliana per l’archeologia e di Google.

Dopo due anni di lavori è stato oggi presentato alla stampa un nuovo sito web (www.deadseascrolls.org.il) dove sono raccolte 5.000 immagini di elevata qualità che mostrano frammenti di quei testi tracciati duemila anni fa e conservatisi miracolosamente grazie alla estrema siccità del clima in quella regione. Nel sito sono incluse mille immagini che non erano state pubblicate finora e anche archivi relativi al periodo storico in cui i testi furono elaborati.

Le immagini messe adesso a disposizione del pubblico comprendono fra l’altro brani della Bibbia (fra cui una porzione della Genesi e i 10 comandamenti); testi che hanno attinenza con le origini del cristianesimo; e anche lettere scritte da ribelli ebrei inseguiti dalle legioni romane negli anni 132-35 d.C. I Rotoli del mar Morto originali sono conservati nel Museo Israel di Gerusalemme.

fonte: La Stampa.it

martedì 18 dicembre 2012

Nel giardino delle pesche e delle rose di Joanne Harris

Il vento ha ricominciato a soffiare. Vianne Rocher lo sa: è un segnale, qualcosa sta per succedere. Quando riceve una lettera inaspettata e misteriosa, capisce che ormai niente può opporsi a quel richiamo. Vianne non ha altra scelta che seguirlo e tornare a Lansquenet, il villaggio dove tutto è cominciato, il paese dove otto anni prima aveva aperto una cioccolateria. Qui, adesso come allora, regnano ancora la diffidenza e i pregiudizi, ma molte cose sono cambiate. Il profumo delle spezie e del thè alla menta riempie l'aria, donne vestite di nero camminano veloci e a capo chino per le viuzze e di fronte alla Chiesa, sulla riva del Tannes, è stato costruito un minareto. All'inizio la convivenza tra gli abitanti e la comunità musulmana era stata tranquilla e gioiosa, ma un giorno tutto era cambiato ed erano iniziate le incomprensioni, le violenze, il fuoco. Il curato Francis Reynaud è disperato e vuole a tutti i costi salvare la sua comunità e tornare all'armonia di una volta. E ha capito che solo una donna può aiutarli, Vianne, l'acerrima nemica di un tempo. Solo lei potrebbe portare la pace, solo lei potrebbe capire gli occhi diffidenti e impauriti delle donne che si celano sotto il niqab. Ma soprattutto solo lei può comprendere l'enigmatica e orgogliosa Inès. Ma non è facile leggere la paura e sconfiggere le ipocrisie e le menzogne che serpeggiano tra le due comunità. Eppure Vianne sa come fare, c'è una vecchia ricetta che potrebbe venirle in soccorso...
E così il romanzo si dipana fra i ricordi, il presente, i conti aperti. "Il giardino delle pesche e delle rose" è un romanzo d’evasione, certamente. Ma non si tira indietro di fronte ai grandi temi. «Come Reynaud - spiega la sua autrice, Joanne Harris - abbiamo imparato a demonizzare il piacere e a essere spaventati dai nostri sentimenti. Chocolat era la mia reazione a tutto questo».
Il sequel del romanzo riporta il suo lettore non solo negli stessi luoghi ma anche nella stessa, feconda ispirazione. Fa incontrare universi nuovi, pur se racchiusi nell’angusto spazio del villaggio, solletica il cuore e lo stomaco con un’esuberanza che non è mai sopra le righe.

Proprio come nei pasti degni di tale nome: «C’erano le crêpes, chiaro, e le salsicce; poi confit d’anatra e terrina di fegato d’oca, cipolle rosa dolci, funghi fritti con le erbe e i formaggi, delle piccole tommes passate nella cenere; pastis gascon, pane alle noci, pane con semi d’anice, fouace, olive, peperoncini e datteri. Da bere c’erano sidro, vino e floc, succhi di frutta per i bambini; e perfino un piatto di avanzi per il cane, che dopo si è rannicchiato vicino al fuoco e ha dormito, muovendo la coda a scatti di tanto in tanto e borbottando vaghe oscenità fra i denti».

Ancora una volta la Harris racconta, gioca in modo strabiliante con le parole, che diventano poesia nella capacità di rapire con i sensi. Le sue pagine profumano, odorano, trascinano nel piccolo mondo della narrazione, che non affascina tanto per la storia in sè, quanto per le suggestioni ricreate...

Un libro di quelli "che ne vale davvero la pena".

domenica 16 dicembre 2012

Tre buoni consigli per diventare giornalista

Sono uno studente di giurisprudenza di 19 anni. Le posso chiedere tre consigli che si sentirebbe di dare a un ragazzo che vuole diventare giornalista?

1. Impari l’inglese. Subito. Senza perdere tempo. Metta da parte tutto quello che sta facendo, prenda il primo biglietto low cost per Londra, cerchi un lavoro qualsiasi con cui pagare una stanza e un corso serale. Resti all’estero almeno sei mesi, se possibile un anno. Impari a parlare, leggere e scrivere l’inglese benissimo. E se già lo parla bene, lo migliori. Parlare bene l’inglese le sarà utile sempre, anche se dovesse scegliere un altro mestiere.

2. Legga. Moltissimo. Di tutto. Romanzi, saggi, racconti, inchieste, reportage. Segua i suoi gusti, i suoi autori preferiti, le sue passioni. Si formi un’opinione. E se vuole tre libri sul giornalismo, cominci con L’affare Watergate, di Carl Bernstein e Bob Woodward (Garzanti). È il racconto dei due reporter del Washington Post che con la loro inchiesta contribuirono alla caduta di Richard Nixon. Vale cento manuali di giornalismo. Poi Il giornalista quasi perfetto, di David Randall (Laterza). Come si riconosce un buon giornalista? Cos’è una notizia? Da dove arrivano i buoni articoli? Per finire Post industrial journalism, un saggio di C.W. Anderson, Emily Bell e Clay Shirky. È appena uscito. Se cerca con Google lo trova sul sito della Columbia journalism school, gratis, in inglese (vede perché è importante parlare bene l’inglese?). In 122 pagine c’è il futuro del giornalismo.

3. Scriva. Sempre. Tutti i giorni. Un tweet, un post, una lettera, un articolo. Rispetto alle generazioni che l’hanno preceduta, ha la fortuna di avere a disposizione uno strumento straordinario: internet. Lo sfrutti. La rete è la sua più grande alleata, per fare ricerche, per entrare in contatto con altri giornalisti, per cominciare a raccontare le sue storie anche se non lavora in un giornale. Cerchi di scrivere in modo chiaro e semplice. Non abbia paura di far rileggere i suoi articoli a qualcuno di cui si fida prima di pubblicarli. Esca. Si guardi intorno. Sia curioso. Faccia domande. Il mondo è pieno di storie incredibili che aspettano solo di essere raccontate. E i buoni giornalisti non saranno mai abbastanza.

di Giovanni De Mauro - @ Internazionale.it



sabato 15 dicembre 2012

In "Norwegian Wood" di Murakami tutta l'intimità adolescenziale

Uno dei più clamorosi successi letterari giapponesi di tutti i tempi è anche il libro più intimo, introspettivo di Murakami Haruki, che qui si stacca dalle atmosfere oniriche e surreali che lo hanno reso famoso, per esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine. "Norwegian Wood" è anche un grande romanzo sull'adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli "altri" per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel costi.

Il romanzo è un lungo flashback, narrato in prima persona dal protagonista Watanabe Tōru. Su un aereo atterrato ad Amburgo al suono di Norwegian Wood dei Beatles Watanabe ricorda con precisione un fatto avvenuto diciassette anni prima e che ha segnato la sua giovinezza: l'incontro casuale con Naoko, la fidanzata di Kizuki, il suo unico amico, morto suicida pochi mesi prima. Il ricordo di Naoko sarà lo spunto per ripercorrere i difficili anni dell'università. L'amore impossibile per la stessa Naoko, poi ricoverata in un istituto psichiatrico e quello per Midori, compagna di corso all'università con una vita provata da lutti familiari; la vita in collegio, l'amicizia con Nagasawa, ragazzo spregiudicato e controverso. I tumulti nelle università forniscono solo un riferimento temporale, ci troviamo alla fine degli anni sessanta. Watanabe rimarrà estraneo alle occupazioni delle università e ai propositi rivoluzionari. Il suo è un percorso di dolore e crescita personale, che lo porterà alla consapevolezza che la morte non è l'antitesi della vita ma una sua parte intrinseca.

Come il giovane Holden, Toru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un'istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra le due ragazze, che lo attirano entrambe con forza irresistibile, Toru non può fare altro che decidere. O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui.

venerdì 14 dicembre 2012

I "Cinque quarti d'arancia" di Joanne Harris

A volte, se lo decide il destino, il passato e il presente s'intrecciano e riaccendono sentimenti e paure che sembravano cancellati per sempre. La protagonista del romanzo aveva solo nove anni quando gli occupanti nazisti arrivarono nel paesino sulle rive della Loira dove viveva con la mamma e i fratelli maggiori. In quei giorni sospesi tra la fiaba dell'infanzia e la tragedia della Storia, accadde qualcosa di terribile. Ormai donna matura, la protagonista torna a vivere nella vecchia fattoria, in incognito. Il segreto di quegli anni lontani non deve assolutamente tornare alla luce...

Anche in questo romanzo Joanne Harris è in grado di catturare l'attenzione del lettore: della storia colpisce soprattutto la straordinarietà delle descrizioni dei luoghi, della vita familiare, del diario della protagonista. E' uno scorcio di vita passata, ma mai dimenticata; il sentimento di profondo odio lascia l'amaro in bocca, risulta a tratti addirittura eccessivo, ma forse è l'unico sentimento che bambimi privati di affetto autentico avrebbero potuto provare in quelle circostanze. La tragedia è annunciata, incombe sin dall'inizio; l'ambientazione di per sè è drammatica dato il periodo e le vicende storiche della Seconda guerra mondiale, ogni abitante ha un suo ruolo, una sua personalità, un suo destino. Le pagine volano ed una volta terminato il romanzo rimane un vuoto, perchè ormai i piccoli protagonisti, così selvaggi e bisognosi di affetto, perché la protagonista narratrice, ormai anziana, hanno conquistato il lettore.

La scrittura è fluida, vividi gli odori, i sapori e ben strutturati i personaggi. Anche "Cinque quarti d'arancia" come "La scuola dei desideri" esula dai racconti tradizionali dell'autrice, a dimostrazione proprio di quanto la Harris sia poliedrica, sappia dare il massimo in ogni cosa che racconti.
A chi annovera Joanne Harris tra i propri autori preferiti, a chi l'ha appena scoperta, a chi ancora non la conosce, consiglio la lettura anche di quest'ottimo romanzo.

"La candela di sego", la prima fiaba di Andersen

E' stata scoperta una delle primissime fiabe giovanili di Hans Christian Andersen (1805-1875). Il manoscritto della favola finora inedita, intitolata in danese ''Taellelyset'' (La candela di sego), è stato trovato, dallo storico Esben Brage, all'interno di una scatola custodita sugli scaffali dell'Archivio nazionale di Funen, vicino ad Odense, città natale della scrittore.

''La candela di sego'' è una breve storia che ha per protagonista una candela dimenticata e sporca che ad un certo punto viene ripulita, accesa e quindi in grado di mostrare tutta la sua bellezza di luce. L'autografo ad inchiostro è dedicato alla signora Bunkeflod ''dal suo devoto H.C. Andersen". Gli esperti che hanno esaminato il manoscritto ritengono che sia stato composto dall'autore della ''Sirenetta'' nel 1820, quando Andersen aveva appena 15 anni e quindi potrebbe essere la sua prima fiaba in assoluto. La signora Bunkeflod era una vedova di Odense che il ragazzo Andersen visitò a più riprese per ottenere in prestito dei libri da leggere e che lui ringraziò facendole dono della favoletta ora scoperta.

Secondo il quotidiano danese ''Politiken'', che ha pubblicato la notizia della scoperta, il manoscritto potrebbe essere una copia dell'originale andato perduto.

fonte: AdnKronos

giovedì 13 dicembre 2012

Jamie Olivier spodesta la Rowling in vista del Natale

Jamie Oliver's latest recipe collection, 15-Minute Meals, is looking set to take the number one slot in the book charts this Christmas after finally overtaking JK Rowling's The Casual Vacancy.

The books were both released on 27 September, and Rowling's first adult novel immediately surged ahead, racking up sales of 124.603 copies to Oliver's 20.682 in their first week, according to book sales monitor Nielsen BookScan. But last week total sales for Jamie's 15-Minute Meals overtook The Casual Vacancy, with the Oliver book selling 69.111 copies in the week to Rowling's 13.504. The Oliver title is now the biggest selling hardback of the year, with 373.943 copies sold to date.

The Casual Vacancy has sold 316.690 copies – fewer than Oliver but still substantially more than Hilary Mantel's Bring Up the Bodies, according to Nielsen. Mantel's Booker winner has sold 166.924 copies so far this year, and is the next bestselling hardback novel of 2012, said the Bookseller.

Jon Howells at Waterstones predicted that Oliver would take his fifth Christmas number one later this year. "He's our bet for number one," said Howells. "It's inevitable that he would beat JK Rowling. Traditionally she sells masses in the first day, the first week, the first month, and then she will still sell well but it slows down. With Jamie Oliver, though, he'll be slow at the start and continue to build. People don't rush out to buy the new Jamie the first week of release – he builds more gradually and it becomes a landslide."

Howells said that Miranda Hart's Is It Just Me, which sold 36.169 copies last week, was also exceeding expectations, while Rod Stewart's autobiography, which sold 26.417 copies last week, was heading the rock memoirs pack. "None of that should take away from JK though – The Casual Vacancy has performed brilliantly, but Christmas is about non-fiction," said Howells.

At independent chain Foyles, meanwhile, Jonathan Ruppin said that The Casual Vacancy was still "comfortably ahead" of 15-Minute Meals, "but Bring Up the Bodies looks like it'll be our best-selling fiction title - it's been in our top 10 fiction ever since it came out". In non-fiction, Ruppin predicted that "Jerusalem by Yotam Ottolenghi and Sami Tamimi will probably be our bestselling non-fiction title although Nigel Slater's Kitchen Diaries II may also outsell Jamie".

fonte: The Guardian

mercoledì 12 dicembre 2012

In "Il disegno di Dio" la storia dell'"ornamento" più prezioso dell'uomo

Appena uscito nel Regno Unito, il volume di Tom Hickman fa già parlare di sé. Perché affronta uno dei temi ancora riconosciuti come tabù. Il pene. Altrimenti detto fallo, membro, asta, uccello, verga, affare, mazza, pisello, sesso, minchia, pistolino (nella lingua italiana il nome del sesso maschile ha due record: il più alto numero di termini -1.047- ed è la parolaccia maggiormente utilizzata).
Comunque lo si voglia definire, il pene è stato posizionato nei secoli in vari campi dello scibile umano: l'antropologia, la psicologia, la letteratura, la storia, la cultura popolare, la religione, il cinema. Tutti ne parlano, molti lo venerano.

Tom Hickman, giornalista e scrittore del Sussex, racconta i momenti bui e quelli d’oro di questa parte anatomica con molto entusiasmo e senza imbarazzi nel suo "Il disegno di Dio (God's doodle)", una biografia di quello che la sovra copertina chiama l’ornamento più prezioso dell’uomo...

fonte & read more @ Panorama.it

lunedì 10 dicembre 2012

"... quei fascicoli di carta che schiere sempre più esigue di anziani acquistano in strani luoghi chiamati edicole..."



State leggendo questo articolo in un vuoto etico o su virtuosa carta? La definizione che Lord Leveson dà di Internet come "vuoto etico" è uno dei pochi passi falsi del suo poderoso rapporto sullo stato della "stampa" britannica, come ancora la chiamiamo, alla Gutenberg. Internet non è un vuoto etico bensì un campo di battaglia etico. Nelle sue steppe virtuali infuria oggi una delle massime lotte di potere del nostro tempo. Il destino dei regimi autoritari come la Cina, e quindi il futuro della libertà, dipenderanno dall'esito di questa battaglia.

Su questo sfondo la piccola battaglia locale che si svolge in Gran Bretagna su quei fascicoli di carta che schiere sempre più esigue di anziani acquistano in strani luoghi chiamati edicole potrebbe sembrare un episodio dell'amatissima vecchia serie tv Dad's Army, ambientata nella seconda guerra mondiale. Ma l'idea che tutto ormai si trovi in rete è completamente sbagliata e fornisce ai giornali scandalistici come il Sun di Rupert Murdoch la scusa ipocrita di mantenere le loro vecchie brutte abitudini. Leveson osserva che il Sun ha giustificato la pubblicazione di foto nude del principe Harry che fa baldoria a Las Vegas titolando "Ecco le foto di Harry nudo che avete già visto su Internet" e poi "Noi lottiamo per la libertà di stampa". Se esistesse il Nobel per le fandonie andrebbe al Sun, come le elezioni del 1992, secondo un famoso titolo della stessa testata.

In sintesi l'etica del buon giornalismo e la prassi della buona autoregolamentazione indipendente dovrebbero e potrebbero coincidere online e sulla carta stampata. Dopo tutto, perché le parole che state leggendo in questo momento dovrebbero essere vagliate, soppesate o trattate diversamente solo in base alla forma in cui le vedete? Ovviamente Internet ha aperto nuove grandi sfide. Su alcune si dibatterà in modo acceso questa settimana in occasione della Conferenza Mondiale della Tecnologia dell'informazione organizzata a Dubai, Emirati Arabi Uniti, dall'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, un organismo Onu. La federazione degli emirati del Golfo ha varato recentemente un decreto che rende punibile con un minimo di tre anni di carcere l'utilizzo di un sito web o di qualunque altro mezzo informatico al fine di "irridere o danneggiare la reputazione o la levatura dello stato o di qualunque sua istituzione", e in tali "istituzioni" vanno inclusi i governanti degli emirati, i loro vice e i principi ereditari. Proprio il posto adatto per ospitare una conferenza sulla regolamentazione di Internet...

fonte & read more @ La Repubblica.it

"Happy food", per vivere bene mangiando meglio

Più che un libro di cucina, "Happy food" di Donna Brown, che verrà presentato domani alla Peak Book di Roma, è un vero e proprio manuale della felicità. Nel libro l'autrice, insieme all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano che ha prestato una preziosa supervisione dei contenuti nutrizionali, ha ideato un percorso culinario dedicato all'alimentazione come strumento di prevenzione.

Una delle gioie della vita è poi gustare e condividere il buon cibo con amici e familiari. Un piatto cucinato con passione, utilizzando i migliori ingredienti, è un nutrimento non solo per il corpo, ma anche per lo spirito, e regala emozioni che coinvolgono tutti i sensi.
Gli alimenti, infatti, non sono solo una fonte di energia, ma anche qualcosa che ci delizia e ci fa sentire bene, influenzando il nostro modo di vivere. Se poi si seguono alcune semplici linee guida, l’alimentazione può anche contribuire in modo significativo a mantenerci in salute e a migliorare, così, la qualità della vita. "Il cibo può anche contribuire a farci condurre una vita più lunga e in salute - sottolinea Brown - le linee guida seguite nel creare le ricette di questo volume sono pensate proprio per questo: aumentare la qualita' della nostra vita mangiando meglio, come forma di medicina preventiva".
 
Le 100 ricette proposte da Donna Brown, canadese di nascita e italiana di adozione, che da più di vent'anni si occupa di lifestyle, sono semplici e veloci da realizzare, appaganti per la vista e per il palato. Alcune sono suggestioni da modificare secondo le proprie preferenze, altre sono un mix di ispirazioni prese a prestito dalle cucine di tutto il mondo.
 
Dai succhi a base di frutta e ortaggi ai fragranti muffin, dalle focacce alle gustose zuppe fino ai primi con pasta e cuscus, passando per croccanti biscotti, hummus, e poi riso, pesce, legumi e ricche insalate: tutte le ricette proposte coniugano il piacere della buona tavola con la consapevolezza di fornire all'organismo tutto ciò di cui ha bisogno per stare bene. Nelle ultime pagine infine, l'autrice suggerisce variegate soluzioni per piatti gustosi e sani: dal 'pranzo con le amiche' alla 'cena di meta' settimana' fino al menu da gustare 'intorno al camino'.

Madame Sbatterflay e gli altri "paesi bassi"

"Non ci resta che ridere, care Madame Sbatterflay. Anche se lo spread sale e il Walter scende, e a noi rimane solo il bandolero stanco, il nostro bell'addormentato nei boxer. Anche se in tempi di vacche magre (beate loro!), i politici fanno a gara a chi la combina più grossa, se Emi(nens) non paga l'Imu, il Berlu alza i tacchi, e l'uomo del Monti dice no. Se siamo passati dall'onorevole Bocchino all'onorevole Passera. Se certa gente non sa più cosa inventarsi: lo scalda-walter e il pisciavelox, i preservativi firmati e il certificato di garanzia per la Jolanda. Se Belén va con Belìn, Carla è sempre più snob e George Clooney sempre più tronco di pino."

Ci deve essere un motivo per cui Luciana Littizzetto è la comica più letta d'Italia. Forse perché nessuno, come lei, riesce a mettere a fuoco i nostri grandi difetti e le nostre piccole debolezze. Perché nei suoi monologhi sono ugualmente nudi il re e tutti i suoi sudditi. Perché, anche in questo nuovo libro, parlando della Jolanda e degli altri paesi bassi, crea una visione del mondo (una walterschauung) tutta sua, capace di compiere un miracolo: farci divertire anche quando non c'è proprio niente da ridere.

Già, ridere. Ai tempi della crisi un’impresa non facile, ma è una scommessa già vinta se a cimentarsi nella difficile tenzone è la Luciana nazionale: l’autrice e attrice più irriverente del momento, ancora una volta usa la sua graffiante ironia contro i personaggi che popolano, a vario titolo, le pagine dei giornali e le trasmissioni televisiva del nostro tempo, divertendo il lettore e facendo dimenticare, almeno per un po’, i problemi che ci perseguitano.

domenica 9 dicembre 2012

Un libro, l'abito seducente del Natale

Un libro è un regalo sempre valido. Non solo a Natale.

Perché? Beh, semplice: un libro non passa mai di moda, non invecchia e anzi, mantiene fresca la mente di chi lo legge, partecipa alla sua crescita culturale, stimola la fantasia - a qualunque età - e contribuisce ad aprire nuovi orizzonti.

Un libro fa volare lontano, conoscere nuovi mondi, nuove ere, nuove genti, nuove avventure. Un libro sostiene e rafforza i sogni, tiene lontana la malinconia e la solitudine, invoglia a lasciarsi andare e provare nuove emozioni.

Un libro è sexy, un libro è intrigante, un libro è seducente, un libro è coinvolgente. Sempre e comunque.

Quindi, se a Natale (ma non solo) non sai cosa regalare, affidati ad un libro: ti farà fare sempre bella figura...


venerdì 7 dicembre 2012

Censis: crollano lettori di quotidiani e libri, boom di internet e tv

Gli unici mezzi di comunicazione che riscuotono un successo crescente sono quelli che integrano le funzioni dei vecchi media nell'ambiente di Internet, come gli smartphone e i tablet. È quanto si legge nel capitolo del rapporto del Censis dedicato a comunicazione e media.
  

Prosegue l'emorragia della carta stampata: i lettori di quotidiani (-2,3% tra il 2011 e il 2012), che erano il 67% degli italiani cinque anni fa, sono diventati oggi solo il 45,5%. Perde lettori anche l'editoria libraria: ormai meno della metà degli italiani legge almeno un libro all'anno (49,7%), anche se si segnala un +1% per gli e-book. La penetrazione di Internet ha guadagnato 9 punti percentuali nell'ultimo anno ed oggi l'utenza si assesta al 62,1% degli italiani (90,8% tra i giovani).

Continua anche la forte diffusione dei social network: è iscritto a Facebook il 66,6% delle persone che hanno accesso a Internet (il 41,3% dell'intera popolazione). Al tempo stesso i telefoni cellulari (utilizzati ormai da 8 italiani su 10) aumentano ancora la loro utenza complessiva (+2,3%).
  

La televisione continua ad avere un pubblico che coincide con la totalità della popolazione (il 98,3%: +0,9% rispetto di utenza complessiva rispetto al 2011), ma cambiano i modi guardarla: il 42% degli italiani collegati ad Internet cerca i canali su YouTube per costruirsi i propri palinsesti. Anche la radio resta un mezzo a larghissima diffusione (la ascolta l'83,9% della popolazione: +3,7% in un anno).

fonte: Ansa

25 mila candeline per il primo compleanno del mio blog


Un anno di vita e oltre 25.000 visite. Non male per questo mio blog, nato nel dicembre scorso sulla scia di quanto rimaneva di quello vecchio, di Splinder, creato innanzitutto come forma interattiva di condivisione libera tra gli utenti di tutto ciò che è cultura, di tutto ciò che ruota attorno ai libri e all'editoria.
 
Ma non solo: in questi mesi il blog è cresciuto, grazie a voi ed ai vostri contributi di idee e stimolo, andando a toccare anche nuovi argomenti che, all'apparenza, nulla avevano a che fare con il progetto iniziale. E anche se i commenti lasciati non sono molti (116 in tutto) il numero di clic al mio url danno oggi un grande valore alle discussioni, lanciate pressoché quasi ogni giorno nella Rete.
Forse per qualcuno 25.000 visite possono sembrare poche, specialmente se paragonate ai riscontri che ricevono molti altri blog, più affermati nel panorama multimediale italiano e più sostenuti da case editrici, reti di librai e media. Per me invece rappresentano la fiducia - reciproca - che si è andata a creare con i miei lettori, seguaci silenziosi di un blog che non pretende nulla, se non condividere una passione.
 
Un po' di numeri. Andando a controllare da vicino le statistiche, gli occhi si soffermano su alcuni dati interessanti:
  • 25.000 le visite complessive in un anno;
  • luglio risulta essere il mese che ha registrato la maggior parte delle visualizzazioni: 2.640
  • i Paesi dai quali il blog ha avuto più visite sono Italia (17.079), Usa (3.011), Russia (1.303), Germania (1.077). Seguono Irlanda, Francia, Regno Unito, Ucraina, Svizzera, Paesi Bassi;
  • i post più visitati sono stati quelli relativi alla stenografia, alcune poesie, pensieri personali (miei e di altri), recensioni di libri;
  • i browser maggiormente usati per le visualizzazioni sono stati Internet Explorer (37%), Chrome (28%), Firefox (26%), mentre i sistemi operativi utilizzati sono risultati essere Windows (81%), Mac (9%), Linux (5%);

Una soddisfazione personale, ovviamente, per tutto ciò che il mio – seppur piccolo – contributo alla cultura può aver portato, ma anche un ulteriore stimolo a continuare su questa strada, a migliorarsi, rimanendo al passo con i tempi, credendo sempre più al valore di quanti si adoperano quotidianamente in questo campo affinché la conoscenza e la divulgazione possano continuare a rappresentare una minaccia contro l'ignoranza: i libri ci rendono liberi.
 
Grazie a tutti!
 

giovedì 6 dicembre 2012

Blog letterari, un fenomeno da seguire con attenzione

Tra i fenomeni editoriali dell’anno, i blogger letterari hanno contribuito ad aprire a nuove forme di comunicazione, informazione, «passaparola» e soprattutto a un coinvolgimento diverso dei lettori attraverso il web. A questa nuova realtà sarà dedicato un incontro, a cura dell’Associazione Italiana Editori (Aie) in collaborazione con Ie-Informazioni editoriali, nell’ambito di Più libri più liberi, la Fiera nazionale della piccola e media editoria. 

Il focus dell’appuntamento «I blogger muovono le vendite?» si concentrerà sul ruolo di queste voci della Rete e su come comincino a essere guardate con attenzione dagli uffici stampa delle case editrici e da store on-line di libri e di e-book per il traffico e la comunicazione che riescono a generare.

Fenomeno recentissimo in Italia, è ancora di difficile decifrazione: sembra contare infatti ancora molto il binomio autore/titolo. Per questo, partendo dai dati raccolti da un primo monitoraggio (settembre-novembre, che proseguirà nei mesi successivi) degli effetti che un panel di blogger hanno avuto sull’andamento delle vendite in libreria di alcuni titoli, verrà raccontata un’attività in evoluzione, che cambierà nei prossimi anni - più di quanto non lo stia facendo già oggi - i modi di comunicazione del libro e attorno al libro.

Domenica 9 dicembre, alle ore 11.30 in Sala Smeraldo del Palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma, interverranno Noemi Cuffia (blogger Tazzina di Caffè), Jacopo Donati (direttore editoriale Finzioni), Adolfo Frediani (Consulente editoriale), Simonetta Pillon (Ie-Informazioni editoriali) e Cristina Mussinelli (Aie).

fonte: La Stampa.it

martedì 4 dicembre 2012

Una proposta a chi ha un libro nel cassetto

Estate del 2006. Ho pubblicato tre libri. Uno (Il quaderno delle voci rubate) è distribuito solo nella mia città. Il secondo, invece, Dicono di Clelia, esce per la casa editrice Mursia. Il terzo, Lo scommettitore (una sorta di giallo politico con post-fazione di Travaglio) lo pubblica la giovane casa editrice di Ravenna, Fernandel.
Mi è andata bene con Dicono di Clelia e Lo scommettitore: ho inviato il manoscritto e le due case editrici mi hanno risposto che sì, il mio lavoro sarebbe stato pubblicato.
Sempre nell’estate del 2006 ho in mente di scrivere un giallo. Mentre ipotizzo struttura e trama e personaggi scrivo di questa mia idea sul mio blog personale (che esiste ancora e che si chiama Altri appunti).

A settembre ricevo una mail: dalla casa editrice Newton Compton.
Hanno letto Lo scommettitore, mi dicono, hanno anche letto sul mio blog che sto scrivendo un giallo. E mi fanno una proposta: di pubblicarlo con loro.
Un anno dopo, per Newton Compton, uscì La donna che parlava con i morti (poi ho pubblicato altri due libri con Perdisa, e la mia carriera di scrittore è belle che raccontata).
Il mio rapporto con la Newton Compton non si limitò alla sola pubblicazione del mio giallo, ma iniziai a segnalare anche libri scritti da autori sconosciuti.
Col passare del tempo ho capito che farsi segnalare da qualcuno è la strada maestra non dico per essere pubblicati: ma per essere perlomeno letti da un editore.
Ma c’è anche la rete: non può fare miracoli ma, forse, a qualcosa può servire.
E comunque: chi scrive le prova tutte o quasi, no?

Una proposta, dunque, a chi ha un libro nella cassetto.
Possiamo, in questo mio blog sul fatto online, proporre un libro a settimana: ma non tutto, sarebbe inutile.
Titolo.
Primo capitolo.
Due righe (due) sull’autore.
Una sorta di quarta di copertina di una quindicina di righe.
E ogni volta che ne posto uno, elencare sotto i link degli altri manoscritti in cerca di editore.

Un manoscritto a settimana.
Con commenti dei lettori.
PS. Sarei tentato di dire: pubblicherò tutto. No, non pubblicherò tutto. Non pubblicherò le proposte editoriali sgrammaticate, scritte senza almeno un po’ di cura.
E’ vero, la case editrici pubblicano sempre più senza fare lavoro di scouting, ma è anche vero che sono sommerse, più di quanto si possa pensare, di proposte editoriali indecenti. Di gente che pretende di pubblicare e che non legge...

fonte & read more @ Remo Bassini - Il Fatto Quotidiano.it

lunedì 3 dicembre 2012

Don Abbondio? Il nemico di Peppone. Un italiano su 2 bocciato all'esame di letteratura

La Musa di Dante? La Monna Lisa. Il deserto dei Tartari? Una marca di dentifricio. Italia, paese di santi, poeti e navigatori…ma non di esperti di letteratura. Interrogati su autori, romanzi e personaggi della tradizione letteraria nazionale e mondiale, un italiano su due (51%) risponde in maniera errata. Gli errori più grossolani? Un italiano su 4 (25%) pensa che Don Abbondio sia il nemico di Peppone, mentre più di uno su 3 (37%) crede che Pinocchio sia stato scritto da Walt Disney. Se il patrimonio letterario italiano è uno dei fiore all’occhiello dell’eccellenza artistica italiana all’estero, gli abitanti del Belpaese dimostrano, purtroppo, di non conoscere a fondo questo immenso patrimonio. E’ quanto emerge da uno studio promosso da Libreriamo, condotto tramite monitoraggio web su circa 5.000 utenti di blog, forum e community, per capire quanto gli italiani siano ferrati in ambito letterario.

ABITUDINE ALLA LETTURA IN CALO - La poca conoscenza circa autori, libri e romanzi del panorama culturale italiano e mondiale, è frutto anche del sempre minor numero di lettori in Italia. Secondo i dati del Rapporto sull'editoria in Italia, a cura dell'Ufficio studi AIE e presentato lo scorso ottobre alla Fiera di Francoforte, il mercato del libro in Italia, che nel 2011 aveva avuto un -3,7% nel giro d'affari, nei primi nove mesi del 2012 peggiora ottenendo un -8,7%, con l’abitudine alla lettura che, per la prima volta dal 2007, cala vistosamente, con 25,9 milioni di italiani che leggono almeno un libro (723 mila meno del 2010).

COSA DICONO GLI ITALIANI - Italia, la patria di Dante e Petrarca, di Manzoni e Pirandello. Sarà anche terra di esperti di letteratura? Ben 6 italiani su 10 (63%) affermano di conoscere alla perfezione le più importanti opere letterarie, specificando di sapere tutto circa autore, trama e personaggi. Il 28% ammette invece di conoscere la storia di alcuni romanzi ma nella maggior parte dei casi di non saper risalire all’autore o al periodo storico nel quale è stato realizzato. Mentre il 7% ammette di conoscere solo le opere più famose.

DON ABBONDIO? IL NEMICO DI PEPPONE - Italiani, quindi, esperti di letteratura? Abbiamo voluto verificarlo sul campo, chiedendo alla gente se conoscesse alcuni personaggi, autori e romanzi famosi. Alla domanda “Chi era Don Abbondio?” Solo la metà (51%) è riuscita a dare la risposta giusta, affermando che si tratta del curato protagonista dei Promessi Sposi, incaricato di sposare Renzo e Lucia. Altri (25%) lo hanno confuso con l’antagonista principale di Peppone, il Don Camillo nato dal genio di Giovannino Guareschi.

CANTICO DEI CANTICI E MALAVOGLIA - Alla domanda su “Cos’è il Cantico dei Cantici?”, per la maggioranza (54%) si tratta di poesia di San Francesco, confondendola quindi con il “Cantico delle Creature” il testo poetico più antico della letteratura italiana, mentre solo il 34% ha risposto esattamente, definendolo il libro contenuto nell’Antico Testamento della Bibbia. Altra gaffe clamorosa riguarda i Malavoglia; se il 43% risponde esattamente, riconoscendo che si tratta della famiglia di pescatori protagonista dell’omonimo romanzo di Giovanni Verga, il 33% li confonde con i Malatesta, la nobile famiglia italiana che dominò la Romagna dal 1295 al 1528. Altri, addirittura, credono che si tratti semplicemente di un espressione comune per indicare persone svogliate e pigre (21%).

PINOCCHIO? SCRITTO DA WALT DISNEY - Chi scrisse Pinocchio? Forse questo è l’errore più clamoroso. Secondo quasi 6 italiani su 10 (58%) si tratta di un personaggio ideato dal “papà di Topolino” Walt Disney, il quale in realtà ha soltanto prodotto nel 1940 il film d’animazione, basato sul romanzo di Carlo Collodi, riconosciuto come il creatore del burattino di legno dal 33% degli italiani. Chi è Alexandre Dumas? Solo il 34% riconosce che si tratta di un autore francese, celebre per aver scritto I tre moschettieri, mentre il 24% ritiene che si tratti di un allenatore portoghese ed il 18% lo confonde addirittura con un attore francese.

DANTE? GUIDATO DALLA MONNA LISA - Quale figura femminile guida Dante attraverso i nove cieli del Paradiso? Se la maggioranza risponde esattamente con Beatrice (64%), altri confondono la donna amata dal sommo poeta con Penelope (21%), la moglie di Ulisse di cui si parla nell’Odissea, e addirittura con la celebre Monna Lisa (13%). Cos’è il “Deserto dei Tartari”? Se la maggioranza (41%), riconosce che si tratta di un libro di Dino Buzzati, altri ritengono che sia semplicemente un area geografica (31%), o che addirittura si tratti di una marca di dentifricio (12%).

fonte: Libreriamo.it

domenica 2 dicembre 2012

Oliver Sacks: "I miei viaggi con l’Lsd"

L’arte, il folklore, forse anche la religione, sono frutto di allucinazioni? Viene naturale chiederselo, sentendo il dottor Oliver Sacks che presenta il suo nuovo libro, "Hallucinations" (Knopf). Una collezione di vicende personali, visite con pazienti, storie di personaggi famosi come gli scrittori Lewis Carroll e Dostoevskij, che riconducono quasi tutte allo stesso punto di partenza: le allucinazioni sono porte aperte sul paradiso, o fenomeni che la scienza può perfettamente spiegare?

Sacks, diventato famoso in tutto il mondo con il libro e il film Risvegl, insegna ancora neurologia a New York. Sale sul palco con una bottiglietta piena di un liquido trasparente, che ogni tanto sorseggia. Non a caso, comincia raccontando i fatti propri.

«Alla mia età, quasi ottant’anni, non c’è più ragione di nascondere le cose. Perciò ho deciso di rivelare anche gli esperimenti personali che ho fatto con gli allucinogeni. Negli Anni Sessanta, quando lavoravo in California, dedicavo i weekend a questi viaggi. Prendevo un po’ di anfetamine, a cui penso di essere stato dipendente, un poco di Lsd, e ci aggiungevo una spruzzata di cannabis, tanto per rendere più piacevole l’effetto. La sensazione era magnifica. Ricordo che una volta, presa questa miscela, mi dissi: adesso voglio vedere il colore indaco, proprio ora. Partii immediatamente per un viaggio, che mi mostrò un capolavoro cromatico che nemmeno Giotto era mai riuscito a realizzare. Ho provato molte volte a replicare quell’esperienza nella realtà, e forse ci sono riuscito una volta, durante un concerto nelle sale della collezione egizia al Metropolitan Museum. Nulla, però, mi ha più dato le stesse emozioni che avevo provato con gli allucinogeni».

Perché ha smesso?
«Avevo usato anche le iniezioni di morfina, e ho avuto paura di diventare tossicodipendente».

Le sue allucinazioni erano indotte da queste sostanze. Quali sono stati, invece, gli episodi professionali che l’hanno colpita di più?
«Due colleghi, neurochirurghi, che a causa di incidenti diversi avevano sperimentato allucinazioni e cambiamenti di personalità. Uno aveva scoperto la musica classica, si era innamorato di Chopin, e aveva iniziato a comporre. L’altro aveva scoperto Dio. Il primo venne da me e mi disse: so che sono diventato una persona diversa, analizza il mio cervello per capire cosa è successo. Il secondo, invece, mi spiegò che secondo lui Dio gli parlava direttamente, senza fare uso del suo cervello».

Perché li considera episodi così importanti?
«Posso capire che una persona soggetta alle allucinazioni pensi di entrare in contatto con il divino, e lo accetto. Ma un neurologo che nega l’utilità del cervello per percepire certe esperienze, e sostiene che Dio gli infonde direttamente le sue sensazioni, è una negazione della scienza che mi lascia molto perplesso».

Non accetta la dimensione divina di questi fenomeni?
«Dostoevskij era epilettico, e sosteneva di aver visto Dio, durante uno di questi attacchi. In seguito cambiò idea. Quasi tutte le persone che hanno avuto esperienze extracorporali, in coma o vicino alla morte, le descrivono nella stessa maniera: buio e paura, poi una luce viva che li attrae, e la sensazione di compiere un viaggio che li porta in un luogo identificabile con il paradiso. Poi il ritorno, anche se alcuni sostengono di essere entrati effettivamente nel paradiso, e aver percepito la gioia della completa comunione con Dio. Capisco questi fenomeni, anche se la scienza è in grado di spiegarli con varie cause: l’assunzione di sostanze, la cecità, la febbre, le malattie, la mancanza di sonno, incidenti e traumi di vario genere. Fatico però a comprendere uno scienziato che nega se stesso, e va contro le sue conoscenze più radicate e dimostrate».

Lei ha accennato a Dostoevskij, e nel libro parla anche di arte e altri aspetti della cultura umana legati alle allucinazioni. Quanto è forte questo legame?
«In alcuni casi è molto intenso. Lewis Carroll soffriva di emicrania, ed è lecito pensare che alcune visioni di Alice nel Paese delle meraviglie siano state ispirate da questa sua condizione. Però un conto è l’ispirazione artistica, e un altro la rivelazione religiosa: la capisco, nel caso delle allucinazioni, ma la scienza non la prova e io resto un ateo convinto».

Quale consolazione le rimane, se tutte le esperienze del nostro cervello sono solo frutto di combinazioni chimiche?
«Io traggo le mie gioie dalle espressioni della cultura umana, la musica in particolare: quella di Mozart mi trasporta e penso che sia paradisiaca. Anche la scienza mi dà alcune soddisfazioni. Però non credo nell’immortalità e penso che, se esistesse, farebbe un grave danno al genere umano. Io mi accontento di vivere ancora qualche anno in buona salute, per provare ancora le mie gioie, e poi togliere il disturbo».

fonte: La Stampa.it

sabato 1 dicembre 2012

"Micro", il romanzo postumo di Crichton ora anche in Italia

Nel novembre 2008 scompariva Michael Crichton, stroncato da un tumore a soli 66 anni. L’autore americano ha lasciato una nutrita e brillante bibliografia di successo, arricchita ora con "Micro", la sua ultima opera postuma, edita finalmente anche in Italia per Garzanti.

La Harper Collins e la Fondazione Crichton decisero nel 2009 di affidare allo scrittore Richard Preston il completamento di Micro, a cui l’autore di Jurassic Park stava lavorando con grande intensità. Lo stesso Preston ha dichiarato infatti: "Quando ho letto il romanzo incompleto ho praticamente sentito la sua eccitazione riempire le pagine. Michael stava dando il meglio di sé, con un grande senso di avventura, in un mondo fantastico che sembra quasi al di là di qualsiasi immaginazione. Per me è stata una sfida irresistibile finire il romanzo ed ero guidato dal desiderio di onorare il lavoro e l'immaginazione di uno degli autori più visionari e creativi del nostro tempo”.

Oltre a un terzo di libro già ultimato, alla sua morte Crichton ha lasciato circa un centinaio tra saggi e dvd di materiale utile alla stesura di Micro, più numerose note e appunti dettagliati e una rosa di personaggi già perfettamente definita. Preston ha probabilmente avuto vita facile nell’immedesimarsi nel lavoro del collega, il quale, come è noto, prima di scrivere un romanzo intraprendeva lunghi (anche pluriennali) studi.

Il curriculum di Richard Preston, noto per opere come Area di contagio (Rizzoli) e per numerosi saggi di divulgazione scientifica, gli ha permesso di essere il giusto candidato per completare la trama di Micro, incentrata sul quasi fantascientifico mondo delle nanotecnologie, tra laboratori segreti, microscopici robot e creature che sembrano in grado scatenare letali conseguenze.

fonte: Panorama.it

Sogni antichi


E di colpo le nuvole si erano alzate,
come fossero tende da sole
da tempo abbassate.

Si vedeva di nuovo il cielo
non più pozzanghera grigia
ma lago azzurro sospeso.

Avevo di nuovo voglia
di spogliarmi e correre
non vedevo l'ora
di raggiungere
il limite dei miei polmoni.

Avevo di nuovo paura
di aver paura
ma per questo assaporavo
il coraggio degli eroi.

Non dite basta per favore,
non fissate traguardi:
saranno sempre più in là.

Lontani
ma alla portata di sogni antichi
con finali imprevedibili...