domenica 1 gennaio 2012

Sull'abolizione dell'Ordine dei Pubblicisti... parte 4... ovvero il pensiero di Fabrizio Franchi

Che ne sarà di 80 mila pubblicisti?

Scrivo questa nota rivolta a tutti i pubblicisti dell'Ordine del Trentino Alto Adige che in questi giorni - o per telefono o mail o via fb - mi hanno chiesto informazioni o pareri sulla vicenda degli 80 mila pubblicisti che il governo vorrebbe cancellare. Se da me volete una risposta risolutiva e decisiva vi dico subito che non posso darvela. In diversi mi hanno chiesto: che cosa succederà ora? La risposta è: non lo so. Forse vi spiazzerà, ma cerco di spiegarvi quello che so, in sincerità e senza prese in giro. Con una premessa: non ascoltate mestatori o demagoghi di professione o coloro i quali pensano di spiegarvi che cosa sta succedendo. Nessuno, ripeto, nessuno può saperlo. Tanto per essere chiari: nemmeno il governo.

Vi ricostruisco alcuni passaggi. Tutto comincia con la precedente manovra del governo Berlusconi che di fatto impedisce l'iscrizione a un ordine senza un esame di Stato, ma rimanda ogni applicazione a una regolamentazione da approvare entro il 13 agosto 2012 e inoltre toglie i poteri disciplinari all'Ordine demandandoli a una commissione di disciplina presieduta da un magistrato. Il governo Monti recepisce tutto questo, ma fa una aggiunta: anche qualora non si riuscisse a fare i regolamenti entro il 13 agosto la legge entra in vigore.

Vanno aggiunte, per la comprensione, alcune informazioni o retroscena. Una buona parte di colpa nel fare agitare i pubblicisti al punto di dire: "allora io non pago la quota", deriva dalla demagogica e irresponsabile azione di qualche presidente di ordine del sud che ha invitato i suoi pubblicisti a muoversi in tal senso. Anzi, qualcuno di questi mestatori sta pensando di organizzare una sorta di associazione nazionale dei pubblicisti che però non avrebbe alcun valore di legge e tantomeno non sarebbe un ordine professionale, ma solo una associazione. E' bene dire che l'ordine nazionale e il presidente nazionale Iacopino, supportati dalla consulta dei presidenti regionali, da mesi sta trattando, discutendo, rompendosi i maroni con il governo - prima Berlusconi, poi Monti - per trovare un passaggio-ponte per i pubblicisti. Il problema è che abbiamo capito solo una cosa: nessuno al governo sa che cosa fare. Così viaggiamo solo per ipotesi, che sono quelle che leggete nei blog sui giornali etc, ma che - è bene chiarirlo - sono solo ipotesi e al momento nemmeno proposte di legge. E siccome nessuno è così pazzo da abbandonare 80 mila iscritti a un ordine, qualche cosa verrà fatto. Per come l'ho capita io, dopo varie riunioni, l'ipotesi più facile è quella di un "via veloce" per fare sostenere un esame di Stato ad hoc per i pubblicisti che vivono di giornalismo per farli diventare a tutti gli effetti professionisti. E gli altri? Probabilmente resteranno in un albo speciale fino ad esaurimento, cioè fino alla morte naturale di tutti gli iscritti (il che immagino che significhi almeno per i prossimi 50-60 anni). Il che vuole dire che dopo il 13 agosto non si potranno più fare nuovi pubblicisti. Ma c'è anche la possibilità che il governo riconosca - a differenza degli altri ordini - la peculiarità del mondo del pubblicismo. Anche perché al momento sta facendo il suo iter una legge bipartisan - già approvata alla Camera - che riconferma l'albo dei pubblicisti.

Il resto, ripeto, sono solo ipotesi. Questo è uno dei motivi per cui non ho detto nulla ufficialmente. Perché sulle ipotesi diventa difficile dire ai colleghi come devono muoversi e che cosa devono fare. Non appena ci sarà una novità vi sarà comunicata rapidamente.

C'è però un piccolo ma, che vorrei aggiungere. La manovra sui pubblicisti deriva anche da qualche colpa dei pubblicisti, perché molti (diciamo almeno 50 mila su 80 mila) non versano un euro all'Inpgi, l'istituto di previdenza dei giornalisti. Allora delle due l'una: o non esercitano attività e quindi non capisco l'agitazione di questi che andrebbero cancellati semplicemente da un ordine, oppure lavorano in nero e quindi capisco ancora meno l'agitazione di chi vuole appartenere a una categoria evadendo però i contributi. Spero di aver chiarito qualche dubbio. Per il resto l'unica cosa è aspettare. Vi posso garantire che Iacopino è perennemente in contatto con capigruppo parlamentari, presidenti di commissione, sottosegretari e ministri per capirne di più e nonostante questo non ha mai avuto risposte chiare. E se non le ha avute lui che in queste settimane e in questi giorni ha praticamente passato più tempo a Montecitorio che con la sua famiglia, mi chiedo che cosa possono saperne i tanti cialtroni che scrivono cazzate sul web pensando di dare lezioni di giornalismo e politica.

Scusate la franchezza, ma come sapete omen nomen.


di Fabrizio Franchi, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige

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